Expo, tangenti sulla bonifica: indagati in due per gli appalti
Nei guai il direttore tecnico del cantiere e il responsabile sul campo della Cmc di Ravenna, che aveva vinto la gara per 65 milioni di euro. L’indagine è nata dalle dichiarazioni di un imprenditore bergamasco.
Dalle presunte infiltrazioni mafiose negli appalti, alle mazzette vere e proprie. L’obiettivo della Procura di Milano si sposta, ma nel mirino rimane sempre Expo 2015 e la regolarità dei suoi cantieri. Adesso sospetti si concentrano ufficialmente sui presunti maneggi poco chiari che coinvolgono la gara «per l’affidamento degli interventi di rimozione delle interferenze sul sito Expo 2015». Niente meno che la bonifica dell’area di Rho-Pero. Un funzionario della Mm, «componente della commissione incaricata della valutazione delle offerte», è indagato per millantato credito e per corruzione. Si tratta di Dario Comini, direttore tecnico del cantiere.
Del suo coinvolgimento in un’inchiesta Repubblica aveva parlato nel luglio scorso, pochi giorni dopo che gli era stato notificato un atto con il quale i magistrati lo informavano di averlo intercettato per sei mesi con una cimice posizionata nella sua automobile. Le presunte conversazioni compromettenti captate dal Nucleo di polizia tributaria, al momento, non sono note. Di certo, adesso, contro il dipendente Mm, ci sono due capi d’imputazione. Per la prima, Comini è accusato dall’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli di avergli chiesto una mazzetta da mezzo milione di euro per garantirgli «l’aggiudicazione dell’appalto».
Locatelli è finito in carcere nel novembre 2011 in un’altra inchiesta, quella che ha portato all’arresto dell’ex assessore regionale, Franco Nicoli Cristiani (Pdl). In carcere, Locatelli ha parlato, allargando l’orizzonte delle indagini dalla cava di Cappella Cantone all’Expo. Secondo l’imprenditore, per fargli ottenere una fetta della torta con la sua azienda, Comini gli avrebbe detto che quel denaro sarebbe servito «per remunerare gli appartenenti alla Commissione di vigilanza». In questa maniera il dipendente Mm avrebbe escluso la ditta che si era aggiudicata i lavori, favorendo poi quella di Locatelli. Una richiesta formalizzata nel settembre 2011 — è bene ricordarlo — che non avrebbe però sortito alcun effetto: da qui il «millantato credito». L’appalto per la bonifica del sito Expo nell’area di Rho-Pero in realtà è stato vinto dalla Cmc di Ravenna, società delle cooperative. Non al prezzo per cui era stata indetta originariamente la gara — 96 milioni di euro — ma per 65.
Ma Comini, seguendo il solco dell’indagine, non si sarebbe perso d’animo. E sfumata l’occasione con Locatelli, avrebbe chiesto altri favori — un po’ meno esosi questa volta — alla società di Ravenna. Sempre per non ostacolare il lavoro di Cmc , secondo i magistrati Comini avrebbe quindi ricevuto «indebitamente da Lorenzo Fiorentino (direttore del cantiere Expo per conto della società Cmc, anch’esso
indagato), «un’auto Alfa Romeo Giulietta 2.0 Jtd, una scheda carburante utilizzata per 4mila 209 euro e un telepass utilizzato per 358 euro». Utilità ottenute tra il febbraio 2012 e il marzo 2013. Per questo episodio sia Cmc sia Mm sono indagate per la «responsabilità degli illeciti amministrativi». Metropolitana Milanese, attraverso i suoi legali, Rosario e Gabriele Minniti, fa sapere di essere nel procedimento semmai «parte lesa».
fonte: La Repubblica