Expo: appalto truccato anche per Palazzo Italia

Expo, i pm all’attacco: “Ecco come hanno truccato anche l’appalto per Palazzo Italia”
Nelle carte della Procura le manovre del trio Acerbo-Perotti-Beretta. Secondo la Procura “è evidente che quella gara, che ha una importante componente di discrezionalità, è stata truccata”

di SANDRO DE RICCARDIS

A chi si rivolge nel gennaio 2014 Antonio Acerbo, l’ex responsabile unico del Padiglione Italia, quando ha bisogno di un intervento per «sbloccare una certa situazione» sui lavori della metropolitana milanese? Il manager di Expo, già travolto dall’inchiesta sulle Vie d’acqua, chiede aiuto a Stefano Perotti, l’ingegnere finito in carcere a Firenze per gli appalti truccati delle Grandi opere, socio e ombra di Ercole Incalza, il superdirigente delle Infrastrutture. Chi chiama lo stesso Incalza, sollecitato da Maurizio Lupi, per avere i dati sullo stato di avanzamento dei cantieri della M5? Incalza chiama Perotti e ottiene poco dopo i dati per il ministro. La cupola dei lavori pubblici scoperchiata a Firenze governava anche gli appalti milanesi. E dalla richiesta di arresto dei pm, la rete tra Incalza, Perotti, Acerbo e anche Francesco Cavallo — «faccendiere» ciellino, «uomo di Lupi», consigliere in Mm con la giunta di Letizia Moratti — appare sempre più stretta.

I lavori della M5. A gennaio 2014 il controllo sui lavori di M5 sembra essere nelle mani di Perotti. Nella ricostruzione dei carabinieri del Ros, è lui l’uomo in grado di fornire a Incalza tutti i numeri sull’avanzamento dell’opera, necessari per la visita di Lupi ai cantieri Expo. «Senti… sabato faremo questo sopralluogo ai cantieri Expo — dice il ministro al suo dirigente — a parte il fatto che varrebbe la pena che tu venissi… a me piacerebbe vedere non solo la piastra… ma andare anche una strada… per esempio la Teem, se è lì vicino… un sopralluogo a un’opera viaria che abbiamo finanziato». Poco dopo Incalza chiama Perotti. «Stefano… noi sabato siamo a Milano… perché Maurizio fa la visita all’Expo… senti… l’M5 quanto costa? Quella nuova… 700? Non ti ricordi? No… invece la vecchia M5 finita… è costata 700 milioni! 650 e 700… allora 650 e 730 mettiamo no? La M4… tutta costa un miliardo e otto, no?». «730 milioni circa, però se lo vuoi preciso ti mando…», risponde Perotti, che subito dopo chiama un collaboratore e ottiene le informazioni. Poi spedisce un sms a Incalza. «Tratta base 560 ml, avanzamento 99% circa, prolungamento 777ml, avanzamento 75%. Stefano».

Acerbo chiede aiuto a Perotti. A chiedere aiuto a Perotti è anche Acerbo, che ha degli intoppi sui lavori della metropolitana. In particolare, scrivono i pm, «sembra che Acerbo necessiti di un intervento di Incalza per sbloccare una certa situazione che attiene verosimilmente alle opere della metropolitana, attraverso la convocazione di un tavolo tecnico. A tal fine, chiede aiuto a Perotti per sollecitare Incalza a occuparsene». Il 20 gennaio, Perotti e Cavallo parlano al telefono dopo «una riunione tra Perotti, Incalza e Acerbo». Perotti lascia intendere che «il risultato è stato pienamente raggiunto. “Colpiti! — si rallegra Cavallo — Poi ti racconto domani!”». Cavallo «riceve mensilmente denaro come consulenze» da società di Perotti. E beneficia di «consulenze con Esercizi aeroportuali Sea Linate».

La gara di Palazzo Italia “pilotata”. È «evidente», scrive la Procura, che la «gara di Palazzo Italia sia stata pilotata». I pm ricostruiscono gli incontri tra Acerbo, responsabile del procedimento, e Perotti, un mese prima della pubblicazione del bando. Ascoltano i dialoghi in cui parlano di Italiana costruzioni, capofila dell’Ati con la Coveco, come l’azienda da favorire e che poi si aggiudicherà l’opera. Per i pm si tratta di «un sistema di gara con una importante componente discrezionale». E in questa rete di continui contatti isolano il ruolo di Giacomo Beretta, l’ex assessore ciellino della giunta Moratti, intercettato nel 2013 su un’utenza del Comune. Beretta «appare come il coregista dell’aggiudicazione dell’appalto». «Non è dato sapere quale sia l’effettivo ambito di coinvolgimento di Beretta in questa vicenda processuale — scrivono i pm — certo è che proprio attraverso Beretta, Perotti entra in contatto con Andrea Castellotti, soggetto che si rivelerà decisivo per le sorti della gara del Palazzo Italia». Castellotti sarà poi arrestato insieme con Acerbo nell’inchiesta sull’altro appalto pilotato, le Vie d’acqua. Quando la gara viene vinta, «il tenore delle conversazioni indica un atteggiamento di Perotti, Beretta e Castellotti, di nessuna sorpresa, quasi irridente, nello “scoprire” di aver vinto la gara».

Acerbo jr e Citylife. Un altro indagato, Giulio Burchi, presidente di Mm con l’ex sindaco Gabriele Albertini, è al telefono con Giuseppe Cozza, ex dg di Mm. Parlano di Livio Acerbo, appena indagato dalla Procura per le consulenze incassate dagli imprenditori favoriti dal padre Antonio. Cozza ripete che «Livio è stato assunto da Perotti». I Ros trovano riscontri «in un rapporto economico fra Perotti e Livio Acerbo per i lavori della torre Hadid di Citylife». «Chiamerà Livio per fare una riunione preoperativa su Hadid», comunica Perotti a un suo collaboratore. «Nello stesso periodo Perotti — tirano le somme i pm — ha contatti con il padre, rup dei lavori del Padiglione Italia». Poi la procura scopre le triangolazioni. E Massimo Fiorini, collaboratore di Perotti, si lascia prendere dallo sconforto. «Minchia — dice — è un casino.. se va avanti così mi beccano..».

fonte: la Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/03/19/news/acerbo-109897134/