MAGNETI A: TERZO GIORNO DI OCCUPAZIONE
Ieri, lunedì 10 febbraio, una delegazione di occupanti ha incontrato i capigruppo del Consiglio Comunale di Sesto con una richiesta:
– L’impegno dell’Amministrazione Comunale a svolgere un ruolo di intermediazione tra gli occupanti e la proprietà dello stabile sul tema dell’utilizzo a fini sociali della struttura terziaria di viale Marelli 340.
La prima risposta di quasi tutti i rappresentanti delle forze politiche è stata la denuncia della situazione di illegalità che secondo loro si è determinata con l’occupazione dell’immobile abbandonato.
A lungo si potrebbe discutere se è illegale l’azione di difesa di chi vive la negazione dei diritti fondamentali per la sopravvivenza o se è illegale l’occupazione di immense porzioni di città finalizzata alla speculazione sui valori immobiliari da parte dei padroni della città.
Non abbiamo chiesto di condividere le nostre scelte, le nostre modalità di azione; abbiamo chiesto di condividere il senso della nostra ribellione.
In una zona strategica della città interi stabili ad uffici (non solo la Magneti A) giacciono vuoti e vengono sistematicamente visitati dai predatori del rame degli impianti elettrici e dell’ottone dei rubinetti; dietro le facciate anonime e ordinate fatte di vetri affumicati si cela la devastazione voluta da proprietà assenteiste interessate solo a registrare sui propri libri contabili i valori immobiliari dei loro scheletri di cemento.
La costituzione dice che la proprietà privata non deve confliggere con l’interesse collettivo, ma nessuno sembra accorgersene.
Avremmo voluto una posizione più netta nei confronti di chi ha sfruttato fino ad ora le risorse materiali ed umane della città, di chi si è mosso solamente per difendere i valori di scambio del cemento dimenticandosi dei valori d’uso che i beni devono rappresentare, di chi prima ha insediato le fabbriche e poi le ha abbandonate seguendo solo la logica del profitto di pochi.
Privatizzare i profitti e socializzare le perdite; seguendo questa logica i padroni dell’economia stanno distruggendo risorse, scatenando crisi economiche e sociali, rendendo invivibili le città.
Avremmo voluto una posizione più solidale nei confronti di chi perde il lavoro e conseguentemente perde la casa e la dignità, di chi privo di sostegno è finito nel degrado fisico e morale, di chi dopo essere stato sfruttato con contratti di lavoro capestro è costretto a rendere alla proprietà immobiliare i due terzi di quello che guadagna.
Al di là della delusione siamo riusciti però alla fine ad ottenere che uno spiraglio positivo rimanesse aperto: la disponibilità ad un prossimo incontro nel quale valutare proposte concrete per un riutilizzo sociale dell’immobile.
Restiamo in attesa che i timidi segnali di disponibilità diventino progetti di riappropriazione della nostra città e della nostra dignità calpestata.
Nel frattempo, però, siamo a ribadire che il Consiglio Comunale e la Giunta debbano impegnarsi attivamente per scongiurare la possibilità di uno sgombero forzoso ad opera della forza pubblica, che creerebbe solo tensioni, portando all’esasperazione la condizione di centinaia di persone che guardano, fin da ora, con speranza al progetto del residence sociale.
In ultimo, a questo proposito, è bene ricordare (sottolineare) che il “ripristino della legalità” come evoca la giunta e nell’accezione in cui la evoca, non affronta e tantomeno risolve la situazione di necessità oggettiva in cui centinaia e migliaia di famiglie versano a causa di un arbitrario e deliberato attentato ai diritti di base (casa e lavoro) riconosciuti non da noi “illegali”, ma da quella Costituzione che è evidentemente stata messa nel cassetto in favore dei “protocolli”, delle prassi, degli usi e degli iter che finiscono sempre, tutti, per favorire i grandi gruppi di costruzione, della finanza, della speculazione. Iniziative per affermare quei diritti sono e saranno inevitabili: adesso in forme costruttive, domani, a fronte di chiusure, condanne e balletti, magari in forme distruttive e nocive. Questa consapevolezza fa parte del senso di responsabilità verso la collettività e di lungimiranza che chi pretende di amministrare una città deve avere.
Clochard alla riscossa, Unione Inquilini, Laboratorio dei beni comuni