“…Siamo diventati la parte più reazionaria del Paese, nonostante ci fossimo definiti moderni, oltre che civili. In pratica, abbiamo cominciato a fare resistenza al malcostume, alla degenerazione, e pian piano la resistenza è diventata la nostra caratteristica principale, che è tracimata anche nel costume, in ogni forma di cambiamento, di accadimento. Abbiamo cominciato perfino a usare la parola: resistere – che è diventata senso di estraneità a tutto. Diamo l’impressione, al resto del Paese, di giudicarlo male qualsiasi cosa provi a fare; di essere scandalizzati, a volte inorriditi. A noi della sinistra italiana, nella sostanza, non piacciono gli italiani che non fanno parte della sinistra italiana. Non li amiamo. Sentiamo di essere un’oasi abitata dai migliori, nel mezzo di un Paese estraneo. Di conseguenza sentiamo di non avere nessuna responsabilità. Se l’essere umano di sinistra sentisse una correità, non penserebbe di voler andare a vivere in un altro Paese, più degno di averlo come cittadino. Però, a questo Paese che non ci piace, che non possiamo amare, del quale non sentiamo di far parte, e che osserviamo inorriditi ed estranei, noi della sinistra italiana a ogni elezione, siamo costretti a chiedere il voto. Vogliamo, cioè, che quella parte di Paese che disprezziamo, si affidi alle nostre cure. Ciò che puntualmente non avviene, proprio perché il resto del Paese sente questo senso di estraneità. E poiché non avviene, noi della sinistra italiana ci indigniamo di più, ci estraniamo di più e riteniamo di essere ancora meno responsabili di questo Paese di cui non sentiamo di far parte…”
tratto da “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo –Einaudi 2013- (Premio Strega 2014).
Nota sull’autore: Francesco Piccolo, casertano classe 1964, si autodefinisce “un comunista dell’ultimo minuto”. I più importanti riconoscimenti li ha ottenuti come sceneggiatore cinematografico (David di Donatello, Nastro d’Argento e Ciak d’oro per “La prima cosa bella” e “Capitale umano”, Nastro d’Argento e Ciak d’oro per “Habemus papam”, Ciack d’oro per “Il caimano” ecc.) ma nel 2013, con questo romanzo, premiato con lo Strega, ha saputo cogliere sul nascere le più profonde ragioni della crisi a sinistra. (A.G.).