mio commento: la frammentazione e la chiusura delle grandi fabbriche con centinaia di operai soprattutto nel nord, ma anche su tutto il territorio nazionale e nello stesso tempo la frammentazione che deriva dalle molte aziende con meno di 15 dipendenti e la legge sul lavoro che ora è definita Jobs act, hanno tolto a Lavoratrici e Lavoratori la possibilità di lottare per i propri diritti a causa dei rischi che si corrono con la scomparsa dell’articolo 18 con la quale si sono definitivamente quasi azzerate le possibilità di lottare. Addirittura il diritto allo sciopero, negli ultimi anni, è stato più volte messo in discussione con il pericolo di essere cancellato. I lavoratori sono stati penalizzati da questo arretramento per tanti motivi ma l’azione distruttiva subita dallo Statuto dei Lavoratori, partita 25 anni fa con l’infausto avvento del centro/destra e gli ultimi 5 anni che stanno per terminare, hanno definito un quadro drammatico per tutti. Non è stato tutto un caso. E’ un disegno capitalistico che parte da lontano. Mario Piromallo
Prendiamo spunto dall’indagine svolta dall’Istituto di ricerche Ipsos e commentata pochi giorni fa sul quotidiano “Corriere della Sera” da Cesare Zapperi.
Ciò potrebbe essere vero ma riteniamo ci sia il dovere di ripartire con una discussione che porti a ridare almeno i diritti base, lo Statuto dei Lavoratori e ovviamente l’articolo 18; inoltre disporre il cambio radicale della legge sul lavoro, la cosiddetta Jobs act che ha precarizzato al massimo il lavoro.
Da questa situazione scaturisce una grande paura nei lavoratori sfruttati, Lavoratori che quando viene indetta una manifestazione sono sempre meno incentivati alla partecipazione, proprio per l’assenza di diritti che li possono difendere dal rischio licenziamento.
Oltretutto, le manifestazioni non fanno più notizia e mass media non le pubblicizzano (vedi lo sciopero nazionale indetto da CGIL CISL e UIL tra i dipendenti delle Province il 6/10/17).
I sindacati, dal canto loro, evidenziano che al loro interno qualcosa si è rotto a tutti i livelli, e gli stessi delegati presenti sui luoghi di lavoro fanno fatica a trovare risposte a chi chiede loro un aiuto o un supporto.
Anche il cambio generazionale ha senza dubbio il suo peso e l’indagine del Corriere lo dimostra appieno.
Ricucire non sarà facile perché purtroppo le vittorie sociali ottenute sono state il frutto dell’unione di tutti i lavoratori e purtroppo di quell’unione ormai è rimasto uno sbiadito ricordo, sempre per i problemi suddetti derivanti dai diritti del Lavoratori praticamente azzerati.
La situazione è drammaticamente seria e non è pensabile continuare in questo modo per perdere anche la dignità.
E’ necessario che i sindacati facciano una seria autocritica ed imbocchino quanto prima una strada per recuperare quanto è stato perso e Lavoratrici e Lavoratori tornino a dare importanza ai propri diritti sottratti.
La Redazione
Federico Di Lucchio / Mario Piromallo