Maltempo, il dissesto idrogeologico non si cura con gli annunci
Sulla Liguria continua a piovere. Da due giorni è stata diramata l’allerta 2, la massima per Genova e provincia, e oggi è il levante la zona più colpita con due dispersi a Chiavari che da questa notte si trova sott’acqua.
L’emergenza sembra non finire più e dal governo arrivano annunci subito smentiti dai fatti. Dopo le tragiche giornate dell’alluvione di Genova, avevo chiesto al Ministro Galletti di riferire alla Camera, non tanto per vedere ufficializzata la cronaca degli eventi a noi tristemente nota, ma perché quanto prima si assumessero impegni e le istituzioni mostrassero di essere unite, evitando processi sommari o peggio il rimpallo di responsabilità.
La risposta è arrivata nel decreto Sblocca Italia dove, per il Fondo Emergenze nazionali della protezione Civile, sono stati stanziati solo 50 milioni a fronte dei 100 richiesti da Sel in commissione Ambiente. Oggi sappiamo che a Genova ne arriveranno solo 12 che, come ha dichiarato il sindaco Marco Doria, non basteranno nemmeno a iniziare i primi interventi più urgenti. Da una prima ricognizione sono stati stimati danni per 250 milioni di euro.
Rilevanti le dichiarazioni rilasciate oggi da Galletti a margine degli Stati generali sul dissesto idrogeologico, dove il ministro dichiara che non ci sono scuse e bisogna fare presto e subito, annunciando subito lo stanziamento di 7 miliardi in 7 anni per la cura del territorio. Va però precisato che i soldi non ce li mette il governo ma saranno presi in parte da fondi strutturali europei e altri attraverso il cofinanziamento dalle regioni.
Il punto allora, a me pare, è che occorra uscire da una logica emergenziale, nel dopoguerra sono stati spesi 243 miliardi di euro per far fronte a catastrofi ambientali (3,5 miliardi all’anno) senza che si sia mai programmato un piano di prevenzione e cura del territorio. Tutto ciò naturalmente non è frutto del caso ma di un modello di sviluppo miope, fatto di cementificazioni e urbanizzazioni selvagge delle zone agricole, di mancanza di cura e di monitoraggio del territorio e dei corsi d’acqua in un Paese come l’Italia in cui ormai l’82% dei comuni è a rischio idrogeologico.
Alcune cose devono essere fatte subito: escludere dai vincoli del patto di stabilità le spese per la messa in sicurezza del territorio, rispondere all’emergenza pulizia corsi d’acqua, rimboschimento e manutenzione, creando ad esempio un corpo giovanile della difesa del territorio che, collegato al corpo forestale, dia sbocco lavorativo a tanti giovani disoccupati, infine una moratoria delle opere pubbliche invasive e spesso inutili che sono un costo importante per i cittadini, un arricchimento di pochi noti e spesso una concausa del dissesto (e ce ne sono anche in Liguria).
Come ligure e come deputato di Sel, chiedo al governo che si smetta di fare roboanti annunci che poi si traducono in briciole per chi invece avrebbe bisogno di aiuti concreti.