Il disastro Brebemi, soltanto 11mila auto al giorno contro le 80mila previste
I costruttori puntavano a cifre decisamente più alte rispetto al bialncio dei primi sette mesi: inutile anche lo sconto sul pedaggio per attirare clienti. Ma altri soldi pubblici arriveranno nonostante il flop
«Venerdì scorso siamo andati oltre gli oltre 25mila utenti», disse pochi giorni fa presidente di Brebemi, Francesco Bettoni. Come a dire: vedete?, siamo in crescita, i numeri finalmente ci danno ragione. Il problema è che — fatto non specificato nell’occasione — il picco di quel giorno (20 febbraio) non era frutto del caso o di un improvviso innamoramento degli automobilisti per la nuova tratta che dal luglio scorso collega Milano con Brescia: c’era stato uno scontro fra tir sulla parallela A4. Traffico chiuso per ore, sette chilometri di code e relativo consiglio di Autostrade per l’Italia di “trasferirsi” sulla Brebemi.
I numeri ufficiosi del traffico sulla “prima autostrada costruita con i soldi dei privati” (anche se poi il grosso del finanziamento di partenza è stato di natura pubblica, con Cassa depositi e prestiti e Banca europea investimenti) sono da allarme non rosso, ma di più: nei primi sette mesi di apertura i transiti sono stati 2 milioni 300mila in tutto. Basta una semplice divisione e viene fuori il dato di 11mila auto al giorno. E pensare che le previsioni sulle quali si era calibrato l’intero piano finanziario dell’opera parlavano prima di 80mila auto, quindi 80mila pedaggi; poi col passare del tempo e vedendo come si mettevano le cose (cioè male) si scese a 60mila. Infine ci si accontentò di 40mila passaggi. La soglia, cioè, per non trasformare un mezzo flop in un disastro vero e proprio.
«Entusiasmarsi per 25mila auto in un venerdì fortunato — attacca Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente — rende l’idea dell’incredibile abbaglio preso da un’intera classe dirigente più simile a una banda di dilettanti allo sbaraglio». Visto il poco traffico e i conseguenti conti che di fatto sono già saltati, in soccorso ai privati (che rispondono ai Gavio e a Banca Intesa) sta arrivando il pubblico, ancora una volta. La Regione Lombardia ha stanziato 60 milioni in tre anni, dal governo ce ne sono in ballo altri 300, da dilazionare nell’arco 2017-2031. Sul cui stanziamento i parlamentari di Sel hanno chiesto delucidazioni al ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Anche la scelta di attirare più auto scontando la tariffa dei pedaggi del 15 per cento — tariffa che era più cara di quasi il doppio rispetto alla A4 — potrebbe rivelarsi una scelta controproducente. Perché per ammortizzare i costi dei “saldi” servirebbe un aumento del traffico che ad oggi, se si sta verificando, è solo in forma minima. Tradotto: ogni giorno che passa il debito di Brebemi aumenta.
Mentre le domande poste alla società dalla rivista Altreconomia («In che modo lo sconto andrà ad incidere sui ricavi attesi? Qual è la “riduzione” degli incassi attesa dagli utenti pendolari? Qual è invece l’aumento di incasso previsto dalla capacità di attrarre nuovi utenti? Quali sarebbero le conseguenze — per l’equilibrio del piano economico dell’azienda — qualora l’attrazione
di nuovi utenti lungo la tratta non dovesse realizzarsi?») sono rimaste inevase. Ora si aspetta l’apertura del collegamento con la Teem e un rafforzamento della segnaletica stradale per capire se davvero non c’è alcuna speranza di risollevare la Brebemi. Dovesse finire male, la concessionaria Cal finirebbe per dover rilevare l’opera con i soldi dei suoi azionisti pubblici. Cioè lo Stato e la Regione. Alla modica cifra di 2 miliardi di euro.
fonte: la Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/03/08/news/brebemi-109011329/?ref=HREC1-5