Diritti e doveri

Nella primavera scorsa ho conosciuto un ragazzo latino americano che, in regola con i documenti, lavorava come barista in un locale di San Remo.
Era venuto in Italia informato da connazionali che in Riviera si può guadagnare bene ma era scontento: con la crisi pochisime mance e nessun fuori busta, neppure durante la stagione o in occasione dei grandi eventi. Il netto in busta paga non arrivava a mille euro.
I diritti di cittadino e lavoratore in regola significano forti trattenute sullo stipendio, uno scambio poco interessante per chi, come lui, cerca la fortuna ed alla sfortuna di una malattia, un infortunio, un licenziamento o una invalidità non vuole neppure pensarci ed alla pensione men che meno.
Mi disse di voler emigrare negli Stati Uniti.
Alcune settimane fa ho letto via face book una sua mail spedita dal Texas.
Con i risparmi racimolati a San Remo ha raggiunto il Messico e si è messo nelle mani degli attivissimi e costosi faccendieri che organizzano l’espatrio clandestino. Le possibilità di successo sono poche. A lui è andata bene.
Ora svolge diversi lavori: sguattero in discoteca il fine settimana, pulizia negli uffici, guardiano notturno ecc. Non ha diritti. Non ha tutele. Non può accedere ad alcun servizio, neppure al Pronto soccorso in caso di emergenza. Per gli Stati Uniti non esiste.
Ovviamente non paga tasse o trattenute. Scrive che quando va bene intasca in una settimana i quasi mille euro che da noi intascava in un mese e da come scrive gli pare di aver trovato il paese delle meraviglie.
Oggi ascoltando i commenti al rapporto della Federal Reserve ed alla ripresa economica in corso negli Stati Uniti ho pensato all’articolo che Nordmilanotizie ha dedicato al miracolo economico cinese: due grandi performance fondata sui lavoratori fantasma! La schiavitù del XXI secolo?
Angelo Gerosa
P.S. come leggere in questo interessante articolo del Fatto quotidiano anche in Giappone si parla di “nuovi schiavi”