mio commento: la tutela nei confronti del consumatore passa in secondo piano. Oltretutto, non capisco perché dall’errore in buona fede del piccolo contribuente scaturiscono multe con interessi salitissimi. Mentre quando siamo in presenza addirittura di un reato di contraffazione ai danni dello Stato e del consumatore, chi compie il reato in malafede evidente, la passa liscia a causa di una legge depenalizzante? Manca solo la pacca sulla spalla. Mario Piromallo
immagine dal sito de la Repubblica
Gli olivicoltori contro il decreto del governo: “No alla depenalizzazione del falso extravergine made in Italy”
Al vaglio della Camera il dl con le sanzioni per violazioni del regolamento Ue 29/2012. Lo schema del provvedimento, a sorpresa, depenalizza il reato di contraffazione: solo una multa da 1.600 a 9.500 euro per chi imbroglia i consumatori
di MONICA RUBINO
Secondo lo schema di decreto legislativo che prevede disposizioni sanzionatorie per la violazione del regolamento UE n. 29/2012 (relativo alle norme di commercializzazione dell’olio di oliva e del regolamento CEE 2568/91), le aziende che riportano in etichetta “segni, figure o illustrazioni in sostituzione della designazione dell’origine o che possono evocare un’origine geografica diversa da quella indicata…” (vedi articolo 4 dello schema di decreto legislativo) se la possono cavare con una multa da 1.600 a 9.500 euro. In altre parole vendere miscele di extra vergine di oliva ottenuto con olio spagnolo, tunisino, greco o siriano come se fosse 100% italiano non sarà più reato, ma solo una seplice infrazione. “Un colpo di spugna alla tutela del made in Italy”, come dice anche il mensile dei consumatori il Test, che è stato tra i primi ad accorgersi dell’intenzione del governo di “derubricare” il reato.
Come detto, la sanzione amministrativa sostituirà le possibili pene da 2 anni previsti per i reati di frode in commercio e per la contraffazione della designazione d’origine. Paradossalmente, la sanzione inserita nel nuovo decreto legislativo sarebbe inferiore rispetto alla pena accessoria da 20.000 euro prevista per il reato di contraffazione del made in Italy inserita nel codice penale. “Sulle tavole degli italiani sarà insomma molto più facile trovare olio taroccato – spiegano gli olivicoltori – anche perché l’importo della multa non rappresenta certo un deterrente sufficiente a scongiurare le frodi”. Insomma, se il decreto legislativo verrà promulgato, la falsificazione dell’olio d’oliva made in Italy potrebbe diventare una prassi corrente.
“Dall’entrata in vigore della ‘legge salva olio’ (febbraio 2013, ndr) – spiega David Granieri, presidente del consorzio di produttori oleari Unaprol – i controlli nel settore oleario italiano funzionano meglio perchè vengono individuate e colpite condotte definite criminali per le quali si può procedere con gli articoli 81, 110, 515 e 517 bis del codice penale. E proprio ora che la centralità investigativa ha permesso di scoprire questo tipo di condotte, è davvero assurdo che si riaffacci il tentativo di depenalizzare, riparando l’illecito con la logica del pagamento di una sanzione”.
“Ove prevalga questo orientamento – ha aggiunto Granieri – potrebbero essere compromesse, nella filiera dei controlli, anche gli sforzi dei laboratori chimici delle dogane, che invece vanno preservati e intensificati perchè rappresentano il sistema di frontiera più avanzato di anticorpi contro il falso made in Italy e le frodi nel settore oleario”.
“Come spesso accade il tutto si nasconderebbe nelle pieghe della
legge – commenta l’agronomo Alberto Grimelli, direttore di Teatronaturale.it, magazine online dedicato all’olio d’oliva – che, solo all’apparenza, salvaguarderebbe l’azione penale con la dicitura: ‘Salvo che il fatto non costituisca reato'”.