Default: l’ Argentina difende la propria dignità nazionale

(dal nostro corrispondente da Buenos Aires Dario Clemente). Gli ultimi giorni a Buenos Aires si sono vissuti con il fiato sospeso: uno spettro cupo ha contribuito a guastare il cielo sopra la capitale. Ha la foma di un avvoltoio e si chiama “default selettivo”, ma nessun aggettivo puo’ attenuare la carica esplosiva del termine, che 13 anni fa ha significato l’inizio di una delle crisi finanziare ed economiche piu’ devastanti nella storia moderna. Il panico si e’ diffuso assieme ai quotidiani mercoledi’ 30, quando era chiaro che i colloqui diretti tra il ministro dell’economia argentino Axel Kicilof e il mediatore Daniel Pollack, rappresentante di alcuni hedge fund statunitensi, non erano andati a buon fine.
Fino a dissiparsi in qualche modo, seguendo un copione ben collaudato nella storia argentina, con il discorso alla nazione della presidenta. Fuori dalla Casa Rosada infuriava la tempesta, nonostante un pressoche’ totale supporto in questo braccio di ferro finanziario: mentre centinaia di militanti manifestavano il loro appoggio all’esecutivo, i giornali di destra lo attaccavano, arrivando ad incolpare un presunto ritardo dei negoziatori argentini agli incontri come causa del loro insuccesso. Cristina Fernandez de Kirchner ha mostrato pero’ ancora una volta di sapere tener ben saldo il timone.
La sala sta esplodendo di attesa per sentirla pronunciarsi sul possibile default dell’Argentina, ma lei prende abilmente il climax per mano e con dialettica decisa e scherzosa stempera pian piano la tensione. Anzi, di parola in parola si costruisce una impalcatura retorica formidabile. Dopo aver passato in rassegna i successi dei programmi sociali passati e futuri e ripreso uno storico discorso del defunto marito Nestor Kirchner in cui gia’ nel 2004 ammoniva sul pericolo rappresentato dai fondi speculativi, le parole della presidenta sul default sono il via ad un tripudio di grida di sostegno: “Non firmero’ niente che non sia adeguato alla nostra dignita’ di nazione sovrana”.
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