Il decreto Minniti-Orlando propone una serie di norme dedicate al contrasto dell’immigrazione illegale, ad esempio la costituzione di nuovi Cie sparsi in tutte le regioni italiane, l’abolizione dell’appello nelle procedure per le richieste di asilo e l’istituzione di 26 sezioni specializzate nell’esame dei ricorsi contro il rifiuto delle richieste di asilo e dei provvedimenti di espulsione, norme che sono duramente contestate non solo dalle opposizioni, ma anche da alcuni esponenti della maggioranza parlamentare come i senatori Manconi e Tocci del Partito Democratico, che ieri sera hanno annunciato di non essere disponibili a votare la fiducia in quanto il decreto Minniti-Orlando negherebbe diritti e garanzie fondamentali della persona ai soggetti più vulnerabili.
Raggiunta da Fanpage.it, la senatrice Alessia Petraglia di Sinistra Italiana spiega quali sono i punti deboli del decreto immigrazione e per quale motivo le norme proposte costituiscono “la risposta sbagliata a una serie di problemi veri”. Il problema principale del decreto Minniti-Orlando, secondo la senatrice Petraglia, è soprattutto strutturale: è un provvedimento che risponde alla retorica della destra con altra retorica securitaria.
Proprio ieri i senatori del Partito Democratico Luigi Manconi e Walter Tocci hanno annunciato che non voteranno la fiducia, sostenendo che il decreto Minniti-Orlando configuri una “giustizia minore” per gli stranieri, istituendo una sorta di “diritto etnico”
“Sono molto d’accordo con loro, perché quando si toccano le garanzie costituzionali come il diritto alla difesa e si pensa di ridurle a questi stranieri che devono fare cause per il riconoscimento del diritto d’asilo, quando si toglie un grado di giudizio solo a loro e si istituiscono addirittura delle sezioni speciali nei tribunali che si occupano solo di questi temi, beh sicuramente abbiamo introdotto un criterio molto discriminatorio e di carattere etnico, mai visto nella storia del nostro Paese, nella storia dello Stato di Diritto italiano e nella storia della nostra Costituzione. A dire la verità, però, avremmo voluto sentire queste affermazioni non da due soli esponenti del Pd. Ci saremmo aspettati una sollevazione da parte di tutto il Partito Democratico nei confronti di questo decreto”.
Secondo lei quali sono i punti deboli di questo decreto e quali problemi potrebbero creare queste norme in caso di approvazione?
“Questo decreto, con la fiducia che stiamo votando ora al Senato, verrà approvato sicuramente, poi passerà all’esame della Camera dove speriamo si possa intervenire per modificarlo e togliere tutte le parti più discriminatorie. Sicuramente si introduce un criterio discriminatorio, che crea una distinzione tra chi può rivolgersi ai tribunali civili normali per ottenere giustizia e chi invece sarà costretto a ricorrere alle sezioni speciali, configura una riduzione del diritto alla difesa e una piena violazione dell’articolo 3, dell’articolo 24 e dell’articolo 111 della Costituzione italiana perché di fatto la persona si trova impossibilitata a ricorrere in appello. Di fatto vengono indebolite le tutele giurisdizionali per i richiedenti asilo, dimenticando che stiamo parlando di persone che fuggono da guerre e dalla fame e che devono per forza passare attraverso il canale migratorio per arrivare in Italia. Al momento non esiste un canale regolare d’ingresso, noi ci saremmo aspettati dal ministro Minniti un intervento per parlare del decreto flussi e parlare quindi di come si entra regolarmente in Italia, perché qui dimentichiamo tutti che attualmente la legge in vigore che si occupa di immigrazione si chiama Bossi-Fini, una vergognosa legge che è stata definita da molti costituzionalisti una moderna legge razziale, una legge che nel corso degli anni è stata anche modificata, ma mai migliorata. Non sono mai stati davvero affrontati i veri problemi e si continua anche questa volta ad affrontare l’immigrazione, la fuga dalla povertà, dalle guerre, dalla fame e dalla morte in termini meramente securitari, dimenticando che la circolazione delle persone è ormai un fatto strutturale con il quale non solo l’Italia, ma l’Europa intera deve fare i conti”.
Lei ha definito “secutario” il decreto Minniti-Orlando. Crede sia un provvedimento di destra?
Di fatto risponde perfettamente a quella che è la retorica dell’immigrazione di cui in questi anni si è nutrita la destra. Noi ci saremmo aspettati una proposta in grado di cambiare un modello culturale basato prevalentemente sull’odio, in grado di combattere le discriminazioni legate alla nazionalità o all’appartenenza etnico-culturale, una proposta che garantisse l’accesso ai diritti sociali, civili e politici in applicazione dei principi sanciti dalla nostra Costituzione, un intervento sulle politiche di regolarizzazione, ovvero l’unico che può favorire l’inclusione sociale e contribuire a un più diffuso rispetto della legalità. Per fare un esempio: in un momento in cui nel mondo si costruiscono muri contro i migranti, noi ci ritroviamo oggi in questa legge l’ennesima riproposizione dei centri permanenti per il rimpatrio che, ci è stato specificato, non sostituiscono i Cie, ma addirittura sono in aggiunta. Io penso alla mia Regione, la Toscana, in cui ho condotto durissime battaglie anche con il presidente della Regione Enrico Rossi contro i Cie e contro la questura, e oggi vedo che è calato un improvviso velo su questo tema, nel totale silenzio degli amministratori locali e del governatore della Regione. Questa è una sconfitta politica e culturale che non aiuterà a risolvere problemi come l’integrazione e l’inclusione sociale. Alle varie problematiche del decreto aggiungiamo poi i Cas, i centri di accoglienza straordinaria, gestiti dal ministero: sorvolando sui risultati ottenuti negli anni con l’importante esperienza dello Sprar, ovvero piccoli gruppi di stranieri che arrivano nei centri abitati attraverso i comuni, coinvolgendo le istituzioni locali e i cittadini attraverso le associazioni presenti sul territorio e che costituisce un’azione collegiale a favore dell’integrazione, oggi pensiamo di poter accogliere i migranti in questi grandi centri straordinari, magari per poi rimandarli indietro. Nessuno emigra per rientrare, chi lascia la propria terra lo fa per cercare un futuro migliore, fugge dalla disperazione e se noi questo non siamo in grado di comprenderlo vuol dire che noi per primi abbiamo fallito culturalmente”.
Nota della redazione: Tredici senatori di “Art 1, Movimento Democratici Progressisti” su quindici hanno votato a favore di questo decreto per una giustizia “minore” per gli stranieri.