I dati odierni dimostrano il fallimento della politica economica di Renzi, dal 2013 a oggi il quadro è addirittura peggiorato. Persino i dati sull’occupazione, drogati dagli incentivi, quest’anno hanno il segno meno. O il Presidente del Consiglio si carica sulle spalle il dovere di una svolta in politica economica, e quindi di una nuova stagione di investimenti pubblici, oppure il rischio che il lento declino del Paese continui è molto forte. Renzi si occupi meno del referendum costituzionale, facendo scegliere liberamente i cittadini italiani, e più delle questioni materiali della vita delle persone.
Le ripercussioni occupazionali saranno enormi. Parliamo di un settore importante come quello industriale. Renzi ha incensato Marchionne fino a ieri definendolo un modello di imprenditore senza accorgersi che il settore va male perché non investe in innovazione. In questi anni si sono sprecati miliardi per incentivi a pioggia che non hanno prodotto un innalzamento del tasso di occupazione. Siamo ancora inchiodati al 56.7%, come Grecia e Croazia, e se togliamo Sud e donne ci troviamo a competere con i Paesi dell’Africa subsahariana. Renzi ha fatto il Jobs Act ma non se ne è accorto nessuno perché non ha prodotto nuova e buona occupazione, mentre assistiamo all’esplosione dei voucher che sono una forma di caporalato del XXI secolo che punisce i giovani e settori già in crisi come l’edilizia e perfino la pubblica amministrazione. Occorre invece concentrare risorse su un grande piano per il lavoro che metta al centro la salvaguardia e la tutela del territorio e aprire finalmente una stagione di lotta alla precarietà.