Crollo PD. Tutta colpa di Pastorino.

(Simone Oggioni su “Cronache del garantista”) Il Pd del 40% non c’è più, torna quasi ovunque ai numeri di Bersani. Addirittura, in rapporto alle regionali del 2010, perde circa quattro punti percentuali. Perde in Liguria. Ed è patetico che Orfini, Guerini e Serracchiani diano la colpa a Luca Pastorino. Perché la storia che ti allei con la destra, imbarchi la destra, fai politiche di destra e poi dai la colpa a chi fa la sinistra, a testa alta e con trasparenza, non fa più ridere.

E al centro-sinistra, essere mitologico rievocato in queste ore dal cerchio magico renziano, ci si doveva pensare prima. Prima delle primarie truffa, prima del patto con Scajola, prima di fare la riforma della scuola, prima di imporre con voto di fiducia l’Italicum, prima di votare il Jobs Act. Insomma: prima. Ora è un po’ tardi. Ma non perde solo in Liguria: viene doppiata da Zaia nel Veneto, rischia addirittura di perdere in Umbria, dove vince soltanto grazie agli alleati di sinistra. Crolla pure in Campania, dove a vincere è De Luca, non il Pd, e il suo pacchetto di candidati impresentabili.

Terza considerazione: ottiene ottimi risultati il Movimento Cinque Stelle, che è senz’altro meglio quando parla di città e di Regioni che non quando pontifica su immigrazione e politica internazionale dalla sede della Casaleggio Associati. Ma soprattutto la destra: resuscita Forza Italia e vince, talvolta con risultati clamorosi, la Lega Nord. Al punto che è all’orizzonte, pur dentro tante contraddizioni, il ritorno in campo dell’ipotesi di una nuova alleanza di centro-destra, questa volta a guida leghista. Salvini – va detto con chiarezza – si staconquistando giorno dopo giorno la leadership grazie e toni e argomenti xenofobi e razzisti ma che andrebbero contrastati con strumenti nuovi e adeguati e non soltanto ripetendo che sono aberranti.

La quarta cosa, e ultima, riguarda noi. Nel nostro campo ho letto le analisi e gli slogan più assurdi. Da un lato c’è l’auto-assoluzione. Un riflesso condizionato stile Paita: è sempre colpa degli altri. Il capitalismo, il destino, il tempo, il Partito democratico. E comunque, tutto sommato, poteva andare peggio. Secondo questa lettura bisognerebbe andare avanti così, accontentandosi di un consigliere qui e di un assessore là. Perché quel che conta, il socialismo, è comunque sempre là in fondo e noi lo raggiungeremo.

Ma dall’altro lato c’è anche l’auto-condanna acritica, la notte in cui tutte le vacche sono nere. Con il corollario simpatico per cui sarebbe colpa di gruppi dirigenti tutti ugualmente incapaci, di cui magari ci si dimentica di avere fatto parte fino a ieri. Per cui tutti i soggetti politici attualmente presenti andrebbero sciolti, tutti i dirigenti mandati in pensione e allora sì che finalmente sarà fatta. Curiosamente queste due tesi convergono. Perché mentre dici che tutti sono uguali e tutto andrebbe cambiato rimani in attesa di eventi esterni che tu non sai e non puoi determinare, rimani fermo a conservare quel poco che c’è, il tuo piccolo recinto nel quale ti specchi e che ti garantisce una, seppure insignificante, rendita di posizione.

Suggerisco una terza lettura. Queste elezioni regionali dicono che il 9,4% di Pastorino in Liguria e le percentuali con lo 0 virgola delle liste antagoniste di Liguria, Puglia e Veneto sono due mondi totalmente diversi. Da una parte c’è una Sinistra che ha forza e capacità di governo e di cambiamento.

Ma dall’altro lato c’è anche l’auto-condanna acritica, la notte in cui tutte le vacche sono nere. Con il corollario simpatico per cui sarebbe colpa di gruppi dirigenti tutti ugualmente incapaci, di cui magari ci si dimentica di avere fatto parte fino a ieri. Per cui tutti i soggetti politici attualmente presenti andrebbero sciolti, tutti i dirigenti mandati in pensione e allora sì che finalmente sarà fatta. Curiosamente queste due tesi convergono. Perché mentre dici che tutti sono uguali e tutto andrebbe cambiato rimani in attesa di eventi esterni che tu non sai e non puoi determinare, rimani fermo a conservare quel poco che c’è, il tuo piccolo recinto nel quale ti specchi e che ti garantisce una, seppure insignificante, rendita di posizione.

Suggerisco una terza lettura. Queste elezioni regionali dicono che il 9,4% di Pastorino in Liguria e le percentuali con lo 0 virgola delle liste antagoniste di Liguria, Puglia e Veneto sono due mondi totalmente diversi. Da una parte c’è una Sinistra che ha forza e capacità di governo e di cambiamento, dall’altra l’irrilevanza e il deserto a cui conducono settarismo e minoritarismo. Da una parte c’è un risultato ottimo, per noi inedito, che va ben oltre i confini della sinistra radicale che abbiamo conosciuto in questi anni.

Un punto di partenza che deve essere apripista nazionale, laboratorio di una sinistra che ha colto – con quella candidatura – il profilo giusto, capace di aprire – a partire da valori chiari e innovativi – un cuneo nel centrosinistra e di recuperare di esso la parte migliore. Dall’altra parte c’è il vuoto pneumatico, risultati sotto l’1%, la rappresentazione plastica dell’asfissia politica e del velleitarismo. In mezzo, certamente, ci sono tante altre cose, situazioni spurie e risultati diversi, tra cui il dato pugliese (Noi a Sinistra), che è positivo, perché maturato in condizioni estremamente difficili ed è il lascito non scontato di dieci anni di buona politica della giunta Vendola.

Però quella dicotomia non va dimenticata: da una parte Pastorino, dall’altra lo zero virgola di Liguria, Veneto e Puglia. Sarebbe serio, d’ora in avanti, evitare pasticci e ammucchiate e dire, ciascuno di noi, cosa vuol fare da grande. Io vorrei che dalla generosità e forza e intelligenza di Sel e dal protagonismo di quella parte di Pd che ha rotto gli indugi nascesse un soggetto politico nuovo, aperto alla partecipazione di tanti, di associazioni e di movimenti, di una generazione che la politica del piccolo cabotaggio non la vuole e non la frequenta. Qui siamo in tanti a volere e potere dare un piccolo contributo.