I lavoratori del settore finanza in Europa, secondo gli ultimi dati Bce, sono calati di 40mila unita’ di cui 7mila solo in Italia. Ma nel nostro paese il peggio deve ancora venire visto che, analizzando i piani industriali dei principali gruppi bancari e le stime dei sindacati, sono previste 19mila uscite nette nei prossimi anni sul totale di 330mila delle banche con mandato di rappresentanza Abi.
In tutta Europa i lavoratori del comparto, secondo la Bce, sono scesi lo scorso anno da 3,088 milioni a 3,037 milioni. A pagare uno degli scotti piu’ pesanti e’ stata la Spagna, alle prese con una fortissima crisi del comparto bancario, che ha visto una perdita di 11mila lavoratori a 234mila unita’ ma diverse migliaia di licenziamenti aggiuntivi stanno avvenendo in questi mesi per gli istituti nazionalizzati. Lieve calo per la Germania (da 663 a 659mila) e la Francia (421mila a 416mila), stabile il Regno Unito (454mila). Per l’Italia le prospettive non sono buone. Il perdurare della recessione, il sempre maggior ricorso all’online e anche alcune misure varate dalle banche per scoraggiare i servizi allo sportello hanno indotto gli istituti a includere nei piani industriali una riduzione consistente del costo del lavoro, giudicato da diversi analisti come una delle cause della minore competitivita’ degli istituti italiani. Nel 2012 infatti su un totale di oltre 700 banche incluse nei diversi gruppi le filiali chiuse sono state circa 1.000 (da 33.500 a 32.500) e per il futuro l’andamento sembra andare nella stessa direzione. ”Ci vuole una regia per gestire la situazione – spiega Lando Sileoni, segretario del sindacato Fabi – permettendo alle banche la deducibilita’ fiscale dei crediti inesigibili. Quindi occorre un tavolo in cui riunire sindacati, Abi e soggetti indipendenti per capire quale modello di banca vuole il paese. Solo cosi’ potremmo garantire i lavoratori del settore”. La riduzione e’ concentrata per circa i due terzi sulle banche di maggiori dimensioni, ma la tempesta che si e’ abbattuta su molti istituti medi o regionali in questi ultimi mesi non lascia ben sperare. Il maggiore peso lo sosterranno i dipendenti Mps con 4.600 esuberi nel triennio. Per il 2013 sono previste 1.600 uscite tra pensionamenti ed esodi. Per IntesaSanpaolo l’accordo banca-sindacati che prevede la fusione per incorporazione di alcune banche prevede 600 uscite volontarie e incentivate entro il 2013 e 100 stabilizzazioni di precari. Alla Bpm fino al 2015 sono previste 800 uscite, al gruppo Ubi il piano industriale parla di 900 uscite volontarie e incentivate. Unicredit nel suo piano al 2015 ha previsto 800 pensionamenti volontari e incentivati mentre alla Bnl da adesso fino al 2015 il piano rileva ulteriori 450 uscite volontarie in piu’ rispetto alle 1.100 gia’ concordate nel piano 2012-2014. Quindi il Banco con 675 uscite volontarie ed incentivate e infine la Bper con 450 pensionamenti volontari entro il 2014.
Intanto per gli istituti di credito si registra un boom di sofferenze: negli ultimi 12 mesi sono cresciute del 22% arrivando a sfiorare quota 138 miliardi di euro. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente e’ quella delle imprese (94 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono complessivamente poco meno di 30 miliardi mentre quelle delle imprese familiari 12miliardi. A 1,5 miliardi ammontano invece le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2013/9/1/36427-crisi-le-banche-perdono-pronti-migliaia-di-licenziamenti/