Europa ed euro secondo il sondaggio Demos, Unipolis e Osservatorio di Pavia
Presentato l’ottavo rapporto sulla sicurezza sociale in sei Paesi Ue. La mancanza di lavoro continua a essere in cima ai pensieri degli italiani. Galantino (Cei): “Su lavoro serve reddito minimo”. La presidente della Camera parla dello scollamento tra elettori e politica: “Servono più regole contro corruzione e malaffare”
ROMA – Di sicuro c’è ancora la crisi a dominare i pensieri dei cittadini del vecchio continente. Una persona su due mette in cima alla lista delle priorità da affrontare un tema di natura economica. Secondo l’ottavo rapporto su ‘Sicurezza e insicurezza sociale in Italia e in Europa’ – presentato alla Camera – per gli italiani al primo posto c’è la disoccupazione (44%); seguono la lotta all’inefficienza e alla corruzione politica (23,4%), la situazione economica in generale (8,3%), le tasse (6,4%), l’immigrazione e il sistema sanitario (entrambi con il 2,9%). Per la grande maggioranza degli italiani, dunque, le paure legate ai temi economici sono dominanti, mentre il terrorismo è un pensiero solo per l’1,3% degli intervistati. Calcolati tutti assieme, però, gli indici di insicurezza mostrano un calo rispetto al passato: l’Italia è, sì, ancora in affanno, ma oggi ha un po’ meno paura.
Diversa invece la situazione in altri Paesi, come la Francia, nella quale dopo Charlie Hebdo è il 18% dei francesi che indica il terrorismo come primo problema.
Tra crisi e disoccupazione, il grado di fiducia dei cittadini degli Stati membri verso le istituzioni è decisamente basso. Su sei Paesi in evidenza, solo in Germania la percentuale dichiarata sfonda la soglia del 50% e si attesta a quota 53,4. In Francia, Spagna e Polonia coinvolge circa quattro cittadini su dieci, mentre in Gran Bretagna (28%) e ancor più in Italia (27,4%) risulta largamente minoritaria. Il rapporto – realizzato da Fondazione Unipolis, Demos&Pi e Osservatorio di Pavia – è stato presentato oggi a Roma, a Montecitorio, da Antonio Nizzoli (direttore Osservatorio di Pavia), Ilvo Diamanti (direttore scientifico di Demos&Pi), monsignor Nunzio Galantino (segretario generale Cei) e Pierluigi Stefanini (presidente Unipol e Unipolis). E le cifre, per tutti, parlano chiaro.
Ilvo Diamanti: “In calo l’indice di insicurezza, ma è solo per ‘abitudine'”
“Resta grande la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni”, ha commentato la presidente della Camera, Laura Boldrini che ha partecipato al dibattito. “Non ci si può abituare a questo. Occorrono nuove leggi per contrastare la corruzione e il malcostume, norme che devono essere varate per far recuperare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni, oggi a livelli bassissimi, anche perché in questo “occorre recuperare tanto terreno”.
“Bisogna dire no al vitalizio – ha proseguito la Boldrini – per chi è condannato per mafia. Ne abbiamo parlato anche oggi nel corso dell’ufficio di presidenza, io pongo lo stesso impegno di quando a giugno sollevai la questione per la prima volta. Con il presidente del Senato siamo determinati ad andare avanti su una decisione che è attesa e che riteniamo necessaria”. E ancora, in un’ottica di scollamento da ricomporre tra piazza e Palazzo: se, ad esempio, “il 72% degli italiani è favorevole a concedere la cittadinanza a figli degli immigrati che sono nati in Italia, la politica deve adeguarsi. Penso che questo tema debba essere finalmente portato all’attenzione dell’aula”.
MAPPA Qui i grafici del sondaggio
“In Italia e in Europa – ha sottolineato monsignor Galantino – a far paura sono i drammi dell’economia, l’inefficienza e la corruzione politica” e non “i migranti disperati che arrivano sulle nostre coste. Guardando all’Italia – ha aggiunto – la paura è figlia di una politica debole che crea instabilità. La disoccupazione o la non occupazione è il primo problema che in Italia i cittadini sentono in famiglia” e per questo occorre “rilanciare modelli economici che, oltre a garantire i beni comuni (salute, scuola, previdenza) consentano un reddito minimo”.
Dai timori dominanti nella popolazione allo scetticismo nei confronti dell’euro valutato anche in base alla vicinanza a determinati partiti politici, il sondaggio fornisce chiavi di lettura interessanti per mettere in relazione percezione, rappresentazione e realtà.
“In Italia, la debolezza della politica è ai primi posti della graduatoria delle paure”, rileva lo studio, aggiungendo che l’entrata in scena del governo a guida Matteo Renzi ha “attenuato, ma solo in parte” i timori degli italiani. Tra le questioni da affrontare per i cittadini anche quella dell’immigrazione: il 33% percepisce gli immigrati come un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza, anche se il dato è più o meno stabile rispetto alle rilevazioni precedenti.
Sull’euro, il 30,5% degli italiani sostiene che “comporta solo complicazioni e dovrebbe essere abbandonato”. In Germania la pensa così il 36,8% della popolazione, in Francia il 22,7%, in Spagna il 24 per cento. La fetta più ampia – il 53,8% degli italiani – ritiene invece che “sta creando qualche complicazione ma è necessario all’Europa”. Un giudizio condiviso da buona parte di francesi (51,8%) e spagnoli (51,4%) ma che proprio in Germania viene fatto proprio dal solo 46 per cento dei tedeschi. In tutti e quattro i Paesi la percentuale più sottile accomuna coloro che pensano che “ha prodotto e produrrà solo vantaggi”: vale per l’Italia (11,1%), la Germania (13%), la Spagna (21,2%) e la Francia (21,1%).
Lo scetticismo monitorato sulla base della vicinanza ai partiti, tuttavia, restituisce una foto ancora più dettagliata: la moneta unica dovrebbe essere abbandonata secondo un 18,3% che risulta elettore/simpatizzante Pd. Una cifra che sale se si considerano Forza Italia (42,1%), Movimento 5 Stelle (42,6%) e, a crescere, Lega Nord (43,4%).
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La medesima analisi condotta sull’elettorato francese testimonia una insofferenza più accentuata rispetto a quella italiana se si considera quel 47,5% decisamente contrario all’euro che si rispecchia nella destra del Front National di Marine Le Pen (a cui la Lega di Matteo Salvini si affianca). Numeri comunque elevati anche per i centristi dell’Ump (il 32,5%), mentre i socialisti del Ps ridimensionano il fenomeno col 12,3 per cento.
Altissime, in Gran Bretagna e Polonia, le percentuali di chi rifugge l’ipotesi di un ingresso nell’euro: nella prima l’83,6% non vuole saperne di un’eventuale adozione della moneta unica; nella seconda è contrario il 70,9 per cento. Interessante, nel Regno Unito, l’analisi nel merito a seconda della vicinanza ai partiti. Tra i contrari, il 91% fa riferimento all’Ukip di Nigel Farage (estrema destra), l’85,4% agli unionisti del Conservative Party, il 77,2 al Labour (centrosinistra).
“L’individualismo ipertrofico” – ha commentato ancora Galantino – fa sì che “proviamo fastidio quando qualcuno viene a scomodare le nostre cose” e in questo “la Lega insegna. Bisogna dirlo a Salvini” che gli assassini di Charlie Hebdo “non sono arrivati in Europa con i barconi”. Il vescovo di Cassano cita ancora il leader del Carroccio quando parla di “antieuropeismo casareccio”. “Non so se qui si può dire… io lo dico, e poi ve la vedete voi”. Analoga battuta la ripete citando Lenin. “Ma Lenin qui si può nominare? Non voglio passare però per quello che rimette in circolazione il marxismo”. Tornando alla domanda che si faceva Lenin, “che fare?”, monsignor Galantino dà la sua risposta alla crisi alla insicurezza sociale: “Costruire un nuovo umanesimo”.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2015/02/24/news/sicurezza_e_insicurezza_sociale_in_italia_e_in_europa_euro_grado_di_fiducia_demos_unipolis-108085563/?ref=HREC1-7