In queste ore tutti gli sguardi sono puntati sugli eletti, deputati ma soprattutto senatori, che il Movimento ha portato in Parlamento. Il voto sui presidenti delle Camere ha lasciato una scia di polemiche, non solo sull rete. Ora si affcacciano altre domande. Permetteranno a un nuovo governo di nascere? Si divideranno? Sono liberi, come vuole la teoria del movimento nato dal basso e perennemente connesso attraverso la rete, o dipendono completamente dal loro leader, Beppe Grillo, come accade sempre ai movimenti con un capo “carismatico”? Per avere risposte bisogna aspettare i prossimi giorni e le prossime settimane. Ma alcuni libri usciti da poco studiano, tra i tanti aspetti interessanti da approfondire dei 5 stelle, un altro elemento decisivo per il futuro del Movimento e del paese. Gli elettori: chi sono quegli 8 milioni e mezzo di italiani che hanno votato per 5 stelle? E come la pensano? La maggioranza si considera di sinistra, e in passato ha votato per i partiti di quell’area, ma la quota di chi proviene dai partiti di destra o dall’astensione è in aumento, leggiamo in Il partito di Grillo (a cura di Piergiorgio Corbetta e Elisabetta Gualmini, il Mulino, 240 pagine, 16 euro). Anche se gli studi sono stati condotti prima delle ultime elezioni, i risultati sono molto interessanti. «Dal punto di vista dell’elettorato, il Movimento non è classificabile né fra i movimenti della sinistra libertaria e dei Verdi europei, né fra i neopopulismi di destra, anche se presenta caratteri di entrambi». Una duplice anima, scrivevano gli autori prima del voto del 24 febbraio, che «potrebbe aprirgli la via di un successo elettorale dalle proporzioni fino a poco tempo fa impensabili».
Anche Roberto Biorcio e Paolo Natale in Politica a 5 Stelle (Feltrinelli, 160 pagine 14 euro) descrivono un elettorato multiforme diviso soprattutto tra gli aderenti della prima ora, molto “fedeli”, orientati a sinistra e interessati innanzitutto al momento della “proposta” e quelli che si sono aggiunti dopo, molto meno “militanti”, spesso di orientamento qualunquista o di destra e molto propensi alla “protesta”. «Un connubio, concludono, che rende problematica la durata nel tempo del successo». Tutto lascia penare, al momento, che la legislatura sarà breve. Alle prossime elezioni questi elettori cresceranno di numero? E quanti di loro resteranno fedeli o torneranno chi ai partiti di prima, chi all’astensione? Molto dipenderà dalla capacità di Grillo di saper guidare le sue truppe senza eccessive forzature autoritarie, poco conciliabili con l’ideologia dell’“uno vale uno”. Ma molto dipenderà anche dagli altri partiti, tramortiti da una crisi di fiducia senza precedenti. Si trovano davanti a una domanda sempre più prepotente: i cittadini pretendono che i problemi del paese siano affrontati, vogliono partecipare e chiedono rinnovamento. Chi vuole sopravvivere dovrà essere in grado di trovare le risposte.
Leopoldo Fabiani (su La Repubblica on line)