Faccio molta fatica a comprendere le ragioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il cosiddetto ”porcellum”.
Fatico a comprendere la motivazione della mancanza di preferenze perché da sempre in Italia abbiamo votato senza preferenza per il Senato e per la Provincia (collegi uninominali) e mai la Corte era intervenuta.
Non comprendo neppure la motivazione del premio di maggioranza, considerando che la legge elettorale dei comuni da oltre 20 anni si basa su un forte premio di maggioranza e non è mai stata sospettata di anticostituzionalità ed il sentimento popolare, all’indomani del voto del 24 febbraio, ne chiedeva l’estensione dalla camera anche al Senato.
La mancanza della preferenza ha portato il Centro Sinistra ed il M5S ad organizzare le primarie di candidatura. Metodo meno esposto alla possibilità di essere inquinato dall’opera delle lobby e della malavita organizzata che nel sistema delle preferenze, storicamente, ha organizzato grandi cordate elettorali.
Per quanto attiene al “fascino” del ritorno al proporzionale puro occorre dire con chiarezza che nella condizione attuale condannerebbe il paese ad un eterno governo di larghe intese in quanto nessuna coalizione ha la possibilità di superare il 50%. Un esito tanto scontato da togliere interesse al voto ed aumentare ulteriormente l’astensionismo.
Proporzionale che comunque non garantirebbe la rappresentanza dei partiti minori in quanto la soglia di sbarramento al 4% non è stata bocciata dalla Corte.
Nel concreto la sentenza della Corte rischia di peggiorare le cose proprio in tema di preferenza e premio di maggioranza in quanto il Parlamento si sta orientando verso un sistema elettorale basato su collegi uninominali a doppio turno che significherebbero nessuna preferenza (i nomi dei candidati già scritti sulla scheda) ed un premio di maggioranza di dimensioni imprevedibili.
In teoria sarebbe sufficiente vincere il ballottaggio nella metà più uno dei collegi, senza avere neppure avuto la maggioranza relativa al primo turno, per poter avere la maggioranza assoluta degli eletti.
Sciocchezze? Purtroppo no. In Francia, dove da sempre vige questo sistema è normale che le minoranze elettorali si ritrovano ad essere maggioranze parlamentari. Con risultati anche clamorosi quale quello avuto all’indomani della guerra di Algeria: il Partito Comunista fu castigato per la sua contrarietà alla guerra dall’intero sistema dei partiti (socialisti compresi) che nei ballottaggi si coalizzò contro ed il PCF, con circa il 20% dei voti, non ebbe alcun eletto. E lo stesso succede oggi al partito di Le Pen, tra le maggiori forze politiche francesi (prima secondo i sondaggi) ma senza gruppo parlamentare (quando al ballottaggio è presente un candidato di Le Pen tutti i partiti danno sostengono l’avversario).
In conclusione a me pare che questa Sentenza rischia di farci cadere dalla padella del Porcellum alla brace di un sistema alla francese o di un ritorno alla caccia al voto mafioso.
Angelo Gerosa