“Solo quando si riuscirà a far pensare, a tutti, che la sopraffazione sulle donne lede la dignità umana e non è un modo ordinario di rapporto tra i sessi, forse potremmo dire di vivere in una democrazia compiuta.” (Paola Di Nicola Giudice dibattimentale del tribunale penale di Roma).
Il 5 giugno è stata pubblicata l’indagine Istat “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia” (relatva al quinquennio 2010/2014 secondo cui le donne che hanno subito una forma d violenza sono 6 milioni 788 mila pari al il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale1, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. A commettere le violenze più gravi sono i partner attuali o gli ex compagni sono questi a commettere stupri nel 62,7% dei casi. I soggetti più vulnerabili sono le donne separate, divorziate o con problemi di salute o disabilità.
Il fenomeno della violenza è, ancora, una questione legata all’aspetto culturale e sociale, in quanto appartiene drammaticamente alla storia dell’umanità, inizia nella notte dei tempi, e sol per questo viene ritenuta una forma ineliminabile di relazione umana. Ma in assenza di un reale ed organizzato intervento in quest’area i dati sono in diminuzione solo del 2% rispetto al quinquennio precedente e malgrado l’entrata in vigore della legge 119/2013. Aumenta invece la consapevolezza della violenza come reato e quindi le segnalazioni alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%).
La violenza sulle donne può essere contrastata solo con il cambiamento radicale di cultura e mentalità, con una rappresentanza appropriata delle donne e degli uomini in ogni ambito della società, con un uso non sessista del linguaggio (anche nei media), l’abbattimento degli stereotipi di genere, l’introduzione dell’educazione all’affettività nelle scuole ed presa in carico degli uomini con agiti violenti, uscendo da una logica di risposta impostata all’impianto securitario (inasprimento delle pene) che continua a far percepire il fenomeno della violenza come un’emergenza e non come una tragica condizione di normalità
Per raggiungere questo obiettivo è necessario, sul versante maschile, che si guardino le dinamiche di potere nelle sue basi culturali profonde per arrivare ad una reale assunzione di responsabilità e, sul versante femminile, che si lavori sulle pratiche di empowerment e sull’attivazione dei legami sociali e di comunità.
Sinistra Ecologia Libertà
http://www.sellombardia.it/milano/news/315/contro-la-violenza-sulle-donne