Sesto San Giovanni, 7 febbraio 2015 – Si volterà pagina. Con un modello nuovo, non più paragonabile a quello odierno: obiettivi e posizioni tutti ripesati. Ci sono voluti 60 anni, ma il municipio si appresta alla prima manovra strutturale in fatto di dipendenti. Un’operazione manageriale che porta la firma di Livio Tranchida, da quattro mesi
dirigente al Personale e Organizzazione: «Il modello organizzativo può fare la differenza anche se non è sufficiente perché bisogna metterci la materia prima, professioni e profili. In questi mesi andremo a definire la Regola, per dirla alla San Francesco, assieme al Consiglio comunale ma soprattutto a dirigenti, posizioni organizzative, alte professionalità». E alle organizzazioni sindacali: già mercoledì a Rsu e Rsa sono state presentate le linee guida della riorganizzazione, «perché i dipendenti devono essere protagonisti di un documento da integrare e portare ai tavoli di confronto».
Da una parte ci sono numeri da sgonfiare. Troppo alti, in senso sia assoluto sia relativo, anche se Sesto conta 73mila abitanti, ha le aree dismesse e una complessità rara per un comune dell’hinterland. Tuttavia 719 dipendenti – ai quali si aggiungono il segretario comunale e 20 contratti a termine – pesano sulla spesa corrente: oltre 28,1 milioni costa il personale, di cui 3,2 solo di parte variabile. Diventeranno 27,5 nel 2015 già grazie a una prima manovra di tagli dei premi e ad alcune fuoriuscite: significa che la manovra farà poi scendere ancora l’asticella.
Ma non è solo questione di conti. La spesa è un mezzo e non il fine: l’obiettivo è rendere efficiente la macchina. «Ritararsi verso le istanze del cittadino e delle imprese», «tendere a un modello per processo che elimini le inefficienze», «ridurre l’attuale frammentazione», «ristrutturare aree e servizi»: ecco i must di un’operazione che si tradurrà con la riduzione «significativa e progressiva» del numero di dirigenti (ora 13) e posizioni organizzative e alte professionalità (oggi 50). Tanto che si pensa anche al riposizionamento fisico degli uffici. «Non c’è riorganizzazione che non sia in linea con un modello logistico. Ci sono dirigenti che hanno i dipendenti a tre edifici di distanza: scambio, contatto, contiguità incidono sul clima aziendale».
La prima anomalia è il modello organizzativo, lo stesso di quando c’era il direttore generale: «Così abbiamo una piramide senza vertice. Si parla ancora di pianta organica invece di dotazione. Non c’è stata presa di coscienza in maniera strutturale di cambiamenti già attuati». Tre aree omogenee anziché 4: Area strutturale, Area dei diritti di cittadinanza e della qualità dei servizi, Area tecnica al cui interno ci saranno i settori e dentro i servizi. Alcuni settori saranno accorpati, altri declassati. Lunedì il voto in Consiglio comunale, fino al 15 marzo il confronto con dipendenti e sindacati, poi l’attuazione con la revoca e il conferimento di incarichi e mandati entro il 31 luglio.
Fonte: Laura.lana@ilgiorno.net