STEFANO GALIENI 28 LUGLIO 2019 DIRITTI IN EVIDENZA POLITICA RIVISTA SOCIETÀ
Mentre si procede, a colpi di fiducia, verso la conversione in legge del decreto sicurezza bis – di cui tanto abbiamo già scritto – emendato in senso peggiorativo dopo il passaggio alla Camera, è il caso di soffermarsi sugli effetti prodotti dalla legge 132/2018, frutto del primo decreto emanato nell’ottobre scorso. Smantellamento lento e inesorabile del sistema di accoglienza, attacco alla solidarietà, repressione del dissenso e sgomberi di centinaia di persone in emergenza abitativa, questo il risultato con conseguente aumento delle persone in strada, nell’invisibilità, mentre cresce l’odio verso chi è solidale, non solo verso migranti e rifugiati.
Fare un bilancio dei danni prodotti da questa legge che, vale la pena di ricordare, è l’ennesima riproposizione di “pacchetti”, “decreti”, “misure eccezionali” che hanno, almeno dal 2009 (pacchetto Maroni) eroso passo dopo passo lo Stato di diritto, richiederà una riflessione articolata. Intanto proviamo a concentrarci su un punto, marginale in termini quantitativi ma micidiale nell’amplificare la lesione di diritti di molti immigrati. Con la legge 132 si è riportato a sei mesi il tempo massimo di trattenimento presso i Centri di permanenza per il rimpatrio, i Cpr (ex Cie), per chi è in attesa di espulsione. E durante i lavori per l’approvazione del Dl sicurezza c’è stato persino chi in Commissione ha provato a portare a 18 mesi i tempi di detenzione…per continuare a leggere cliccare: