Cocoricò, non serve più il proibizionismo di San Patrignano

SEL MADE

Sono uno di quei parlamentari che ha contribuito a scrivere la proposta di legge sulla legalizzazione della marijuana, e posso assicurare che una delle ragioni che ne rende necessaria l’approvazione è proprio la necessità di aiutare i ragazzi a individuare con chiarezza le sostanze potenzialmente letali, fra le quali certamente non troviamo la cannabis.

La morte di un ragazzo di 16 anni colpisce tutti nel profondo e se è dovuta al consumo di sostanze, costringe anche a interrogarsi sul modello di divertimento che offre la nostra società, spinto spesso all’abuso e all’inconsapevolezza che nasce dall’ignoranza.

Chiudere il Cocoricò o qualsiasi altro locale non servirà a nulla, mentre contribuiscono solo ad elevare il livello di rischio posizioni come quella assunta dalla Comunità di San Patrignano, che ancora una volta mette in un unico calderone tutte le sostanze, con il risultato di alimentare la confusione.

Ricordo che qualche anno fa, in un’ottica di riduzione del danno, si sperimentò la possibilità di intervenire con punti mobili di analisi delle droghe sintetiche, per evitare almeno il consumo totalmente irresponsabile.

Se non si è andati avanti con decisione in questa direzione è anche a causa del proibizionismo, che preferisce vietare apertamente ciò che avviene privatamente, con il risultato di impedire qualsiasi pratica di tutela reale della salute.

D’altronde bisognerà interrogarsi sul perché, dopo decenni di politiche puramente repressive, oggi i consumi siano al massimo storico come il potere delle organizzazioni criminali.

Suggerirei quindi a tutti noi di evitare scorciatoie inesistenti, come quella di chi crede che sia l’offerta di droghe a determinarne l’abuso, quando invece siamo davanti ad un fenomeno che è antico almeno quanto la solitudine e la mancanza di futuro che la nostra società alimenta.