Cinisello: la passerella della discordia

La passerella ciclopedonale di viale Brianza a Cinisello foto da il Giorno

La passerella ciclopedonale di viale Brianza a Cinisello foto da il Giorno

«La passerella di Cinisello era a rischio e lo dissi. Dopo la denuncia iniziarono le minacce»
In aula Gennaro Ciliberto ex addetto alla sicurezza del cantiere, gira sotto scorta e indossa il giubbotto antiproiettili. Ha spiegato che il “pilone centrale non combaciava” e che agli operai sarebbe stato ordinato di riempire i vuoti con dei tondini

di Stefania Totaro

Cinisello Balsamo, 24 febbraio 2015 – «Era già successo di una passerella che era crollata nel Torinese e per questo ho deciso di denunciare le irregolarità dei lavori a Cinisello», Gennaro Ciliberto è il quarantenne ex addetto alla sicurezza del cantiere che ha dato il via alle indagini della Procura di Monza sul presunto scandalo della passerella ciclopedonale di viale Brianza, sfociate nel processo che vede imputati a vario titolo di attentato alla sicurezza dei trasporti e minacce Mario Vuolo, in qualità di «amministratore di fatto» della Carpenfer di Castellammare di Stabia che ha realizzato le opere metalliche, suo figlio Pasquale, il direttore tecnico dei lavori Edmondo Troisi, il direttore di cantiere Alfio Cirami ed Ernesto Valiante, amministratore di Italsoa spa di Afragola che aveva rilasciato le certificazioni affinché Carpenfer potesse prendere parte agli appalti pubblici nonostante Mario Vuolo fosse stato segnalato per presunti legami con la Camorra della zona vesuviana.

Secondo l’accusa, la passerella era pericolosa perchè secondo una perizia tecnica fatta eseguire dalla pm Franca Macchia, i pezzi della struttura, plasmati a Castellammare di Stabia, una volta montati a Cinisello Balsamo, non combaciavano. Agli operai sarebbe stato allora ordinato di riempire gli spazi vuoti con i tondini di ferro prima di assemblarli e saldarli. Inoltre Pasquale Vuolo, 35 anni, il padre Mario e Cirami, sono accusati di avere minacciato il denunciante quando hanno saputo che si era recato dagli inquirenti a raccontare i retroscena della realizzazione della passerella.

Accuse tutte negate dagli imputati. Ma confermate ieri, alla ripresa del dibattimento davanti al giudice del Tribunale di Monza Giuseppina Barbara, da Gennaro Ciliberto, che si è costituito parte civile al processo insieme alla committente dei lavori Anas e a Impregilo che aveva messo in sicurezza la passerella dopo lo scandalo. Dopo la denuncia alla Direzione Investigativa Antimafia l’ex addetto alla sicurezza gira sotto scorta e indossa il giubbotto antiproiettile, che ieri si è tolto solo dopo avere fatto il suo ingresso nell’aula giudiziaria.

«Era stato Edmondo Troisi a nominarmi responsabile del cantiere di Cinisello Balsamo nel 2001 – ha raccontato Gennaro Ciliberto davanti al giudice -. Sono venuto a conoscenza del pericolo di crollo della passerella quando il pilone centrale, che era stato completamente sbagliato, è stato sostituito di notte. Poi ho saputo che i pezzi della struttura, che dovevano essere realizzati sul cantiere a Cinisello, erano stati fatti a Castellamare ma non combaciavano».

I guai per l’ex addetto alla sicurezza del cantiere sarebbero cominciati quando aveva iniziato a fare presente questi problemi ai responsabili dei lavori di Anas e Impregilo: «Mi azzittirono subito – ha raccontato Ciliberto -. Poi mi arrivò una telefonata per conto dei Vuolo dove mi venne detto di stare calmo altrimenti qualcuno sarebbe passato da scuola a prendere mia figlia. Ho subìto anche una strana rapina dove sono stato raggiunto da un proiettile di striscio ad una gamba. Mi chiesero di dire che ero esaurito e che mi ero sbagliato e inizialmente lo feci, ma poi decisi di denunciare».

fonte: il Giorno
http://www.ilgiorno.it/sesto/cinisello-passerella-1.701515