C’è bisogno di unire la sinistra

di Marco Furfaro

Sono finiti i tempi in cui i partiti indirizzavano il voto dei cittadini. Il legame identitario, il vincolo di popolo che una volta sembrava indissolubile e che portava a fidarsi del partito, quindi a identificarsi sempre nelle stesse scelte è completamente schiantato. Resiste in alcune zone del Paese (in particolare Emilia e Toscana), per alcuni pezzi di società, ma nella sostanza il voto è mobile. Per questo è un errore tutto politicista pensare di poter fare il partito del Sì (Renzi), quanto quello del No, come dicono alcuni esponenti della sinistra.

Conosco tante persone che hanno votato Sì per la paura di consegnare il Paese alle destre, perché oltre Renzi temono il nulla o la restaurazione, perché almeno si cambiavano le istituzioni, perché giudicavano la riforma come migliorativa e non peggiorativa della democrazia. Persone progressiste, sincere, di grandi valori.

Conosco persone che hanno votato No perché non ne potevano più di Renzi, perché di destra, contro i migranti, contro l’Europa e l’euro.

Per questo, vorrei far notare due cose:

1) quando alcuni esponenti politici della sinistra, che hanno votato No come me, dicono “è importante che siamo stati da questa parte della barricata”, non lo dicono per il gusto di aver vinto. Abbiamo votato contro per il merito della riforma, ma il punto è un altro. Cioè che il No avrebbe vinto a prescindere da noi. Perché il Paese era furibondo con Renzi, per la riforma ma soprattutto per la questione sociale. E se oggi ampia parte della sinistra – politica ma anche civica (Cgil, Anpi, Don Ciotti, comitati) – ha la possibilità di rappresentare politicamente un pezzo di quella rabbia, è grazie alla scelta di essere stati da quella parte. Senza la sinistra, il No avrebbe vinto uguale e sarebbe stato consegnato completamente alla destra. Completamente. Pensateci prima di insultare.

2) Io non voglio fare la sinistra del No. Tanto meno fare la sinistra degli n partitini della sinistra che – dicono i flussi – tutti insieme hanno portato 700 mila persone su 19 milioni di persone a votare No. Oggi il punto è fare una proposta politica che unisca, non il ceto politico, ma le persone che condividono i valori della democrazia partecipata, della dignità del lavoro, dei diritti civili, del welfare universale, della tutela ambientale, di un’Europa diversa, ma sempre di un’Europa. Che abbiano votato No o che abbiano votato Sì. Perché il referendum è finito il 4 dicembre. E l’unico modo per la sinistra di non consegnare il Paese alle destre non è evocarle come spauracchio, ma battersi per l’emancipazione delle persone. Con una proposta politica che renda tutto questo netto e percepibile come una netta inversione di rotta rispetto alle politiche di questi ultimi venti anni e che hanno portato le classi meno abbienti in mano alle destre.

In questo ha fallito Renzi. E in questo tutte le donne e gli uomini di buona volontà della sinistra dovrebbero posare le armi e tornare a costruire un campo che permetta davvero di battere la barbarie alle porte.

Sinistra Italiana / Sinistra Ecologia Libertà