Caso Regeni, l’immobilismo dell’Egitto: “Ora intervenga tutta l’Europa”

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Le due richieste dei genitori del ricercatore ucciso al Cairo – l’impegno di Gentiloni e del Papa – segnalano l’urgenza di far uscire dai confini domestici una battaglia per la verità diventata un faro sulla violazione sistematica dei diritti umani nell’Egitto di Al Sisi

di CARLO BONINI e GIULIANO FOSCHINI

ROMA – Quattordici mesi dopo il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, dodici dopo la loro prima conferenza stampa al Senato, Paola Deffendi e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, tornano a Palazzo Madama per dire che non è mai finita. E che la verità, per parafrasare lo scrittore Erri De Luca, va “strappata un pezzo alla volta”, perché nessuno te la regala. Tanto più il regime militare di Al Sisi che, dopo gli impegni assunti nel dicembre scorso dal procuratore generale del Cairo Sadek, è tornato a giocare la partita dei silenzi, dei rinvii, di una cooperazione giudiziaria salda nelle intenzioni dichiarate, fragilissima nella pratica.

Mancano ancora i video del sistema di vigilanza a circuito chiuso della metropolitana del Cairo della sera del 25 gennaio 2016. Quelli “sovrascritti”, perché mai acquisiti tempestivamente, e che l’Italia, attraverso un’azienda tedesca, si è impegnata a recuperare.

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fonte: La Repubblica