Caso Moro, rispuntano le cassette di via Gradoli. Tutte tranne quella con le voci non ‘coperte’
Scoperte nel covo brigatista e ‘abbandonate’, ora sono state acquisite dalla commissione d’inchiesta. Gli specialisti dei Ris dovranno analizzarle per capire se sotto le musiche di Guccini e degli Inti Illimani si nascondano gli ‘interrogatori’ e i colloqui dei brigatisti con lo statista prigioniero. Il solito giallo: sono 17 anziché 18. Avvocato vittime via Fani: “Scommetto che non trovano la n.13, quella dove si sentiva qualcuno parlare”
Il covo di via Gradoli
ROMA – Tra i reperti sequestrati nel covo brigatista di via Gradoli, la Commissione d’inchiesta sul rapimento Moro ha acquisito diciassette cassette audio-registrate. A dare la notizia è stato Gero Grassi, componente della Commissione d’inchiesta.
“Oggi il presidente della Commissione d’inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni, ha acquisito diciassette cassette audio-registrate. Le cassette – ha detto Grassi – sono state ritrovate tra i reperti del covo brigatista di via Gradoli grazie al lavoro della dottoressa Antonia Giammaria, magistrato distaccato presso l’organismo parlamentare. Da quel che si conosce dagli atti erano 18 le cassette registrate ritrovate nel covo e mai ascoltate: ad oggi ne manca dunque una. Per il momento le cassette sono nella cassaforte della Commissione, presto ne conosceremo il contenuto e valuteremo la rilevanza per le nostre indagini”. Le cassette saranno consegnate nei prossimi giorni al Ris dei carabinieri. Gli specialisti del reparto investigazioni scientifiche dell’Arma cercheranno riportare alla luce le eventuali tracce di incisioni audio realizzate nel covo di via Gradoli.
RE INCHIESTE Le lacrime di Moro
“Facciamo una scommessa: so che la cassetta mancante sulle 18 sequestrate nel 1978 in via Gradoli e acquisite ora dalla commissione è una a ‘due cifre’; cioè da 10 a 18. Scommetto che alla fine mancherà la numero 13 perché è quella che ha delle voci incise, molto interessanti e mai pienamente analizzate” ha detto Valter Biscotti, pugliese di origine, avvocato a Perugia che rappresenta da anni i familiari dei poliziotti caduti in via Fani.
LEGGI In via Fani nuovi rilievi della polizia scientifica con laser
Da anni Biscotti si interessa delle 18 audiocassette trovate in via Gradoli e da anni sollecita chi può a dissipare i dubbi su quelle voci della cassetta n.13. Si tratta di reperti noti e sommariamente valutati dalla polizia. Infatti, ricorda l’avvocato, esiste un appunto di un brigadiere della polizia scientifica che dà conto dell’analisi sommaria delle audiocassette da 60 minuti. La cassetta n.13, a differenza delle altre che riportano musica (Guccini, Inti Illimani, ecc…) è registrata nella prima e nella seconda parte. Nella prima ci sono canti rivoluzionari come in gran parte della seconda, per alcuni giri però si sente una voce maschile che parla con i compagni per discutere di alcuni articoli. Per la tecnologia dell’epoca sovraincidere significava cancellare il “parlato” sottostante.
Caso Moro, rispuntano le cassette di via Gradoli. Tutte tranne quella con le voci non ‘coperte’
Davanti alla Commissione stragi Morucci, anni fa, ha spiegato che le cassette con gli interrogatori di Moro furono distrutte probabilmente sovraincidendole. E le cassette di via Gradoli sono in molti passaggi, sovraincise. Parlando con l’Ansa, l’avvocato ha spiegato perché sono così interessanti queste cassette e perché quindi la sua attenzione e i suoi timori di scomparsa riguardano la n. 13: “Nella prima parte vi sono canti rivoluzionari, così come nella seconda parte, ma per alcuni giri l’ufficiale di Pg annota: ‘voce maschile che parla con compagni per discutere di alcuni articoli’. Si tratta di una evidente sovraincisione. La voce registrata è una sola, e dal tenore delle parole evidentemente si rivolge a più persone, a dei ‘compagni’. Il tema affrontato dalla ‘voce maschile’ riguarda ‘alcuni articoli’. E’ da escludere, per ragioni di evidente sicurezza, che le Brigate Rosse registrassero le loro discussioni”. E se fosse uno stralcio dell’interrogatorio di Moro?.
“Moretti – ha detto l’avvocato Biscotti – non usava il singolare del tipo ‘io delle Brigate Rosse’, ma ‘noi delle Brigate Rosse’ e può darsi che Moro rivolgendosi a Moretti e alle Br usasse il plurale. (‘Parla/i con i compagnì). La voce registrata è una sola, altrimenti l’ufficiale di Pg avrebbe scritto più voci (più persone), il plurale è riferito a quelli che ascoltano. La discussione ‘su alcuni articoli’ è suggestiva se si pensa che Moretti portava a Moro i ritagli degli articoli di stampa nella ‘prigione’ e che in via Gradoli vengono trovati dei giornali del 29-30 aprile con evidenti tagli su articoli riguardanti la vicenda Moro. E’ certo che Moretti per aggiornare Moro su ciò che accadeva fuori gli portava nella ‘prigione’ solo articoli ritagliati.
Caso Moro, rispuntano le cassette di via Gradoli. Tutte tranne quella con le voci non ‘coperte’
Il covo di via Gradoli
Sempre in via Gradoli venne trovato un blocco note (reperto 774) di 12 pagine a quadretti manoscritte delle stesse dimensioni del quaderno usato da Moro per scrivere il suo memoriale. Inutile ricordare l’importanza dei giorni 29-30 marzo (lettera a Cossiga che per Moro doveva rimanere riservata). I poteri della Commissione consentono di far analizzare queste audiocassette e ascoltarle e di valutarle appieno anche rispetto all’ipotesi che ci siano state delle sovraincisioni e sempre se, come temo, la numero 13 non sia scomparsa”.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2015/03/13/news/omicidio_moro_audio_inedito-109442338/?ref=HREC1-17