di Renzo Baricelli – Redazione
CARLO SMURAGLIA
Mi pare giusto ricordare Carlo Smuraglia come grande avvocato impegnato ad affermare in tribunale le ragioni di semplici lavoratori. L’ho conosciuto quando un giovane operaio edile aveva perso la vita in un cantiere a Bresso. Io ero funzionario della Fillea-Cgil e per documentare la violazione delle norme di legge sulla sicurezza avevo fotografato le impalcature e contatto i genitori del ragazzo indicando loro che avevano il diritto di muovere causa all’impresa.
L’INCA chiese a Smuraglia di essere l’avvocato di quella famiglia. Lui accettò l’incarico e volle verificare con me la validità delle prove che avevo raccolto chiedendomi di testimoniare in tribunale. Si era a metà degli anni ‘60, far condannare un padrone di una ditta quale responsabile dell’infortunio mortale non era per niente facile, anzi, fino allora, praticamente impossibile. Successivamente alla sentenza ho scritto questa poesia che, credo, possa trasmettere la tensione di quella battaglia legale sostenuta da Smuraglia per l’affermazione delle responsabilità degli imprenditori per gli infortuni sul lavoro.
COME ANGELO SENZA ALI
Ricordo, lontano nel tempo
quando negli anni sessanta e
ancora oggi, purtroppo,
sul lavoro il sangue si sporcava
di cemento, di ferro fuso, di amianto …
Avanti il tribunale di Milano
il giudice si era appena pronunciato …
Esultava Smuraglia, l’avvocato dell’INCA …
A me, sindacalista, testimone della parte lesa
la rabbia tesa come fune di trapezio
s’era sciolta in un sapore di giustizia …
“Il giovane non è morto per sua colpa”
A precipitarlo giù è stata una verità sempre occultata …
Non era sbadato
non era ubriaco
stava bene a vent’anni
pieno di forza e di sogni
a vent’anni è volato giù
come angelo senz’ali
dall’impalco senza protezioni …
“I ragazzi non possono volare”.
Così, per la prima volta,
questo ha stabilito il tribunale,
condannando il titolare dell’impresa.
E calda, quel giorno, è stata la Giustizia.
Renzo Baricelli