Ringrazio Renzo Baricelli, preziosissimo collaboratore di Nordmilanotizie. I suoi racconti scritti arricchiscono la cultura del nostro foglio di informazione. In questo caso ci parla di un episodio nel quale ha avuto la fortuna di incontrare la meravigliosa Carla Fracci che ci ha lasciati pochi giorni fa. Mario Piromallo
di Renzo Baricelli – Redazione
Un personale ringraziamento a Carla Fracci
I primi anni dopo la metà del secolo scorso erano ancora gli anni del dopoguerra.
A Milano le donne e gli uomini della resistenza antifascista sviluppavano un forte lavoro culturale verso le generazioni più giovani che non poterono essere protagoniste di quella epopea.
Come in ogni quartiere popolare, anche a San Siro c’era una molteplice attività educativa e formativa: cicli di conferenze con grandi intellettuali, grandi artisti, ricordo tra altri, Raffaellino De Grada, Ernesto Treccani, Pestalozza, Davide Lajolo e noti dirigenti politici di quei tempi.
Noi della Fgci ci organizzavamo per andare a vedere films (il neorealismo italiano, films francesi, films americani che ci facevano conoscere altre realtà e, dopo, anche i primi film russi ).
C’era anche il teatro, al Piccolo i drammi epici di Brecht con la regia di Streller.
Eravamo anche appassionati di sport: i grandi incontri di boxe (Carnera, Masina e gli altri campioni di allora) al velodromo Vigorelli e, ovviamente, le gare su pista dei campioni del ciclismo e, sempre al Vigorelli, il favoloso primo incontro di pallacanestro in Italia con una delle più famose squadre americane di basket.
Ma anche la nuova musica leggera che andavamo ad ascoltare in un bar dove avevano installato uno dei primi jukebox con i dischi che si succedevano automaticamente.
La Fgci milanese organizzo la partecipazione al primo grande concerto di Jazz al teatro Dal Verme del grande cantante nero americano (scusate ma in questo momento mi sfugge il nome)…
Ha organizzato anche (forse il primo) grande concerto all’aperto di Celentano, al parco Lambro.
Insomma la Fgci cercava di contribuire alla emancipazione culturale della gioventù operaia sprovincializzando le periferie. Molto numerosi giovani e ragazze partecipavano due o tre volte al mese alle conferenze che si svolgevano nei teatri del centro.
Ecco, è stata la scomparsa di CARLA FRACCI che mi ha addolorato e fatto ricordare quei tempi ormai lontani. Voglio dirvi di un aneddoto che si riferisce alle circostanze del mio incontro con Carla: in uno degli eventi organizzati nel salone della cooperativa di Piazzale Segesta, c’erano più di 400 persone, io ero giovanissimo segretario della Fgci di San Siro, mio compito era quello di presentare gli ospiti e di chiamarli alla presidenza. C’era il sen. Giuseppe Alberganti.
Era stata invitata anche la giovanissima Carla Fracci. Lei era immersa nel mondo della grande danza, nel respiro culturale della scuola del Teatro alla Scala ma Carla respirava anche l’aria delle periferie operaie dove era cresciuta.
Era la prima volta che parlavo a un pubblico così numeroso, ero emozionato. A un certo punto dico al microfono: – E’ qui con noi la <SCALARINA DELLA BALLA> Carla Fracci – È scoppiata una risata. Mi resi subito conto della imperdonabile gaffe, ma Carla, che era seduta in prima fila, come nulla fosse si alza in piedi, rivolge un cenno di inchino verso la presidenza e mi guarda con un sorriso assolutorio. Poi si girò verso la platea, ripeté il cenno di inchino e tra gli applausi fragorosi risedette al suo posto.
Ci fu la immancabile canzonatura di amici e compagni che per qualche giorno quando ci incontravamo, non mancavano lo sfottio: < Ciao, scalarina della balla>!
Ma io mi ricordavo del sorriso e dello sguardo indulgente di Carla, tre anni più giovane di me. ma forte e determinata e questo mi bastava per non sentirmi afflitto.
Renzo Baricelli – Redazione