Thomas Piketty nella sua opera riprende i temi sulla concentrazione e distribuzione del benessere negli ultimi 250 anni, tanto cari a Marx. Nel libro si sostiene che il tasso di rendimento del capitale nei paesi sviluppati è stato costantemente maggiore del tasso di crescita dell’economia. Questo fenomeno porterà in futuro ad una crescita delle diseguaglianze in termini di benessere.
Per affrontare questo problema, viene proposta l’attuazione di una redistribuzione della ricchezza attraverso una tassa globale sul benessere. (spunti presi da wikipedia).
Mario Piromallo
di Francesco Latteri
Capitale nel XXI secolo: esce per Bompiani il bestseller mondiale di Piketty
Thomas Piketty, classe 1971, dottorato nel 1993 con Roger Guesnerie alla London School of Economics, assistant Professor al dipartimento di economia del Massachussetts Institute of Technologie dal 1993 al ’95 era rimasto praticamente sconosciuto – nonostante la vincita del premio quale miglior giovane economista francese nel 2002 – fino alla pubblicazione dell’edizione in lingua inglese (quella francese è stata ignorata) del suo Il Capitale nel XXI° secolo, attuale bestseller mondiale assoluto di economia politica.
Il volume è una “summa” degli studi di Piketty, la distribuzione del reddito negli ultimi 250 anni, con il raffronto con altri 3 grandi economisti (Keynes, Ricardo e Marx) e 3 grandi scrittori (Balzac, Jane Austen ed Henry James). L’opera riprende in qualche modo il “piglio” di altre due tra le più grandi opere di economia politica in assoluto, La Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith, l’opera istitutiva di questa scienza e Il Capitale di Karl Marx: un’accurata analisi tecnica, sufficientemente semplificata da essere anche accessibile al grande pubblico e scritta in modo avvincente e trascinante. Con esse condivide anche il “dettaglio” utopistico, ne La ricchezza delle Nazioni era la mano invisibile giustificativa del “laissez faire” che avrebbe dovuto portare all’autoregolazione del mercato e che invece è stata istitutiva di quel monopolio tanto esecrato dallo stesso Smith; ne Il Capitale era l’oppressione alienante del sistema che necessariamente avrebbe portato alla rivolta degli espropriati ed all’espropriazione degli espropriatori ed anche qui all’autoregolazione del sistema e che invece ha semplicemente portato al passaggio dal capitalismo privato a quello pubblico, ancor più feroce…
Ne Il Capitale nel XXI° secolo si tratta invece di una risoluzione del problema grazie ad una semplice patrimoniale mondiale conseguibile grazie alla collaborazione internazionale di tutti gli Stati. Si uscirebbe così dal problema di fondo emergente dagli studi di Piketty, ovvero dal dato di fatto che negli ultimi 250 anni nei Paesi Occidentali e non solo il tasso di rendimento del capitale è stato costantemente superiore a quello di crescita dell’economia e che quindi le diseguaglianze sociali sono destinate ad accrescersi in futuro. Tuttavia è proprio questa tesi di fondo di Piketty a lasciare perplessi, infatti essa a rileggerli – e ne vale ben la pena – è la tesi già contenuta implicitamente ne La ricchezza delle Nazioni (si tenga presente che Smith scrive nel periodo di passaggio storico da ricchezza fondiaria a ricchezza industriale / finanziaria) ed anche e più esplicitamente in Marx dove è espressa sia nei celeberrimi due emicicli Merce – Denaro – Merce e Denaro – Merce – Denaro (volume I°), quanto più espressamente nell’analisi finanziaria nei volumi successivi postumi e curati da Engels. Niente di nuovo sotto il sole dunque, come già diceva Qohelet, ma il testo di Piketty si pone comunque come il miglior e più attuale aggiornamento di economia politica disponibile.
Bompiani adesso ne ha editato un’edizione italiana (952 pp), economica (22 Euro) ma validissima come suo costume. Le altre due – La ricchezza delle Nazioni di Smith e Il Capitale di Marx sono scaricabili gratuitamente in rete, sia in ligua originale che in italiano, da diversi siti.
Fonte: Agoravox
http://www.agoravox.it/Capitale-nel-XXI-secolo-esce-per.html