Una botta di stabilità da 36 miliardi

mio commento: in arrivo ulteriore stangata per i cittadini italiani. Stangata farcita di tagli a servizi. Il quadro è molto preoccupante e i miliardi richiesti da questa legge di “stabilità” sono veramente troppi! Mario Piromallo

Legge di stabilità. Pronta la prima finanziaria Renzi: tagli a Regioni, Comuni e ministeri. La riduzione Irap, «sogno» delle imprese, minaccia la sanità. Ammortizzatori e incentivi per far dimenticare l’articolo 18,

a legge di sta­bi­lità si è presa tutta la serata di ieri, per un con­si­glio dei mini­stri ini­ziato alle 19,54, dopo diversi rin­vii (era stato con­vo­cato per le 15, suc­ces­si­va­mente è slit­tato alle 18). Un po’ a causa di un ver­tice sull’ebola, ma forse soprat­tutto per­ché per l’intera gior­nata si è ten­tato di “limare” un testo che appare azzar­dato. E dalle cifre cre­scenti: uscendo da Palazzo Chigi, il pre­mier Mat­teo Renzi ha con­fer­mato che «sarà di 36 miliardi», ben 6 in più di quelli annun­ciati dallo pre­si­dente del con­si­glio all’assemblea di Con­fi­du­stria di Bergamo.

Renzi ha con­fer­mato anche «una ridu­zione di tasse pari a 18 miliardi di euro», 10 dei quali sareb­bero desti­nati agli 80 euro: a pla­tea immu­tata, cioè i lavo­ra­tori dipen­denti e assi­mi­lati che gua­da­gnino fino ai 1500 euro netti al mese. Ma diven­tano una detra­zione, quindi una minore entrata per lo Stato, e non più un’uscita. Voce per cui man­cano all’appello però ancora 7 miliardi di copertura.

La spen­ding review desti­nata ad ali­men­tare la mano­vra sarebbe pari a 15 miliardi di euro.
Ieri sera non era ancora certo, ma pare con­fer­mata anche la norma sul Tfr. Avrebbe la forma di una spe­ri­men­ta­zione, per 3 anni, e sarebbe desti­nata a tutti quei lavo­ra­tori che abbiano un’anzianità di almeno 6 mesi. Inol­tre, la scelta sarebbe lasciata alla volontà del lavoratore.

Ancora, dal governo si fa sapere che non sono pre­vi­ste nuove tasse, ma misure di lotta all’evasione. Certo un refrain quasi scon­tato, e anche piut­to­sto pro­pa­gan­di­stico. Basta fare un esem­pio per capirsi: un’altra misura inse­rita nella finan­zia­ria, sem­pre che sia con­fer­mata dal testo varato dal con­si­glio dei mini­stri (e che dovremmo cono­scere oggi), è l’eliminazione della com­po­nente costo del lavoro dall’Irap, pari a 6,5 miliardi di euro. Soldi che sareb­bero sot­tratti alle Regioni (l’Irap è una tassa regio­nale), che ser­vono a finan­ziare la sanità, e che non si capi­sce come ver­ranno coperti: appunto, si rischiano tagli, chiu­sure di ospe­dali, ridu­zione gene­rale dei servizi.

Non a caso, ieri il pre­si­dente della Con­fe­renza delle Regioni, Ser­gio Chiam­pa­rino, lan­ciava l’allarme sulla pos­si­bile sot­tra­zione di risorse pre­ziose per le Regioni, che dovreb­bero poi tam­po­nare a loro volta ina­sprendo ancora di più le addi­zio­nali (già ai livelli mas­simi) o tagliando vio­len­te­mente i servizi.

Ulte­riori 500 milioni sareb­bero desti­nati agli sgravi per le fami­glie nume­rose: soste­gni fino al terzo anno di età e esen­zione dei tic­ket. Una “com­pen­sa­zione” rispetto all’annunciato decreto sulle nozze gay?

Un miliardo di euro ser­vi­rebbe a sbloc­care gli scatti sti­pen­diali delle forze dell’ordine, dopo le pro­te­ste dei mesi scorsi.

Un altro miliardo andrebbe a finan­ziare gli incen­tivi per le assun­zioni a tempo inde­ter­mi­nato, la decon­tri­bu­zione per i neoas­sunti nei primi 3 anni annun­ciata da Renzi: si andrebbe ad accop­piare così al con­tratto a tutele cre­scenti con­te­nuto nel Jobs Act, in modo da ren­dere un po’ più “dige­ri­bile” lo svuo­ta­mento dell’articolo 18. Sem­pre su que­sto fronte, si stan­zie­reb­bero 1,5 miliardi per gli ammortizzatori.

Quanto alle fonti di coper­tura, la scure si sca­te­nerà – come già detto – su mini­steri, Regioni e Comuni (in quota parte anche dalle morenti Pro­vince), in una ripar­ti­zione che si dovrebbe capire meglio a testo già varato (la lie­vi­ta­zione a 36 miliardi rende supe­rate le cifre cir­co­late fino a ieri sera: 4 miliardi dalle Regioni, 4 dai mini­steri, 1,5 dai Comuni, 0,5 dalle Province).

Pro­te­sta Leo­luca Orlando, primo cit­ta­dino di Palermo, e annun­cia ini­zia­tive di mobi­li­ta­zione dell’Anci: «I sin­daci sono costretti a por­tare le ali­quote locali a livelli intollerabili».

Su un fronte posi­tivo, però, potrebbe arri­vare l’ok ad allen­tare il Patto di sta­bi­lità dei Comuni per un miliardo di euro, utile per avviare inve­sti­menti e pic­cole opere.

C’è la pos­si­bi­lità che si repe­ri­scano altri fondi da un ina­spri­mento fiscale sulla pre­vi­denza inte­gra­tiva: si armo­niz­ze­rebbe l’attuale pre­lievo (11,5%) a quello sui titoli di Stato (12,5%): e ieri Cgil, Cisl e Uil, preoccupate, hanno espresso una­ni­me­mente parere negativo.

Così come pre­oc­cu­pati si dichia­rano i gestori delle slot, per­ché un miliardo di mag­giori entrate sarebbe rastrel­lato pure da loro (tasse più alte: ma va ricor­dato che in pas­sato que­ste atti­vità hanno goduto di gene­ro­sis­sime sana­to­rie fiscali).

Una maxi voce di coper­tura infine ver­rebbe dall’uso di 11,5 miliardi di mar­gine sul defi­cit, restando però sotto la soglia del 3%.

I dubbi: potreb­bero venire prin­ci­pal­mente dalla Ue, che ha già mostrato per­ples­sità e fatto fil­trare la pos­si­bi­lità che la mano­vra venga rin­viata al mit­tente. Inol­tre per il Tfr, nono­stante le ras­si­cu­ra­zioni dell’Abi, non sem­bra ancora affatto scon­tato che si tro­vano coper­ture certe allo sborso delle imprese.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/una-botta-da-36-miliardi/