Il presidente dell’Inps ha chiesto di adeguare la reperibilità richiesta dalla aziende private nei casi di malattia a quella del settore pubblico. Con il nuovo decreto Madia, i controlli faranno tutti capo all’Inps
MILANO – Un peggioramento per i privati, nulla di nuovo per gli statali. Le fasce di reperibilità in casa nei giorni di malattia dovrebbero essere uguali per pubblico e privato ed essere “almeno di sette ore per tutti”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a margine di un convegno alla Camera spiegando che “non ha senso che ci siano differenze fra pubblico e privato”. Al momento, le fasce di reperibilità prevedono 4 ore giornaliere (10-12 e 17-19) per i lavoratori privati e 7 ore per quelli pubblici (9-13 e 15-18). “In questo modo – ha spiegato intervenendo alla presentazione della ricerca ‘Domiciliarita’ e residenzialità per l’invecchiamento attivò – si potrebbero ridurre le spese e gestire al meglio i medici e svolgere i controlli in modo efficiente”.
“Colgo l’occasione per sottolineare che il nostro istituto è pronto ad assumersi queste nuove responsabilità, ma per farlo ci occorrono delle risorse aggiuntive”, ha spiegato Boeri riferendosi alla parte del decreto Madia che prevede un polo unico per le visite fiscali in capo all’istituto. Attualmente, infatti, l’Inps effettua le visite fiscali soltanto per i privati, mentre per gli statali se ne occupano le Asl. Con l’approvazione del decreto Madia, l’Inps sarebbe l’unico soggetto a cui spetta l’espletamento delle visite fiscali. “Sarebbe molto importante se potessimo anche organizzare meglio, ottimizzare il tempo dei medici” per quanto riguarda il loro lavoro. “Su questo terreno del monitoraggio delle assenze per malattia, posso garantire che nei prossimi mesi il nostro istituto sarà attivo”, ha concluso Boeri.
In mattina il presidente era intervenuto anche sullo stile di vita dei pensionati. “Stiamo conducendo una battaglia culturale per un ‘invecchiamento attivo’, ovvero per avere dei pensionati che mantengono un ruolo attivo nella società che consente anche di prevenire molte malattie psichiche diffuse in età avanzata. Boeri ha quindi sottolineato “il forte legame esistente tra protezione sociale e salute”, osservando che “gli straordinari progressi fatti dalla medicina consentono oggi di contrastare una serie di malattie, soprattutto oncologiche, allungando così la vita”. Per questo motivo, ha concluso il presidente dell’Inps, “siamo impegnati per associare la pensione a un ruolo attivo, per esempio nel mondo dell’associazionismo”.
“La grande sfida dei prossimi decenni in Italia sarà quella sulla non autosufficienza“, ha detto Boeri. “Secondo le nostre stime – ha spiegato Boeri – la spesa per la non autosufficienza è destinata a passare dal -2% del Pil a sopra il 3%. Potremo dunque affrontare questa sfida non soltanto chiedendo un contributo maggiore ai lavoratori e agli stessi pensionati, ma anche riuscendo a razionalizzare molta dell’assistenza che oggi troviamo”.
Boeri chiede inoltre di introdurre nel lavoro privato la contribuzione obbligatoria per sostenere le politiche a sostegno della non autosufficenza. Secondo il presidente la contribuzione andrebbe estesa “a tutti, anche ai pensionati, come avviene in Germania”. Boeri ha sottolineato che “in un momento in cui si discute di ridurre i contributi obbligatori previdenziali, occorre domandarsi se non valga la pensa di pensare ad una contribuzione obbligatoria e trasparente per la non autosufficienza”, che esiste già nella misura dello 0,35% nel pubblico. Nel settore privati – ha spiegato Boeri – la questione andrebbe demandata alla contrattazione collettiva, perchè “non ci può essere un’adesione volontaria” a titolo individuale.
fonte: La Repubblica