Adesso tocca ai giocatori, dunque alla politica. Perché la Consulta ha messo nero su bianco le sue motivazioni, e senza risparmiare sull’inchiostro: 26 pagine. Una sentenza che ne richiama altre cento (perfino del Tribunale costituzionale tedesco), che insomma cerca d’appoggiarsi ai precedenti, pur essendo una decisione senza precedenti. Ma in ultimo la costruzione è
persuasiva: non c’è più il Porcellum, pace all’anima sua. Non c’è però alcun vuoto normativo, giacché residua un sistema elettorale pronto all’uso. E tale sistema è finalmente in armonia con la Costituzione, benché il Parlamento possa modificarlo anche domani.
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“Ecco perché la Consulta ha bocciato il Porcellum”
I giudici hanno respinto il premio di maggioranza, ammettendo invece le preferenze e i listini fissi, facendo però «attenzione a non produrre l’effetto di una sommatoria di premi». Il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza previsto dal Porcellum, «pur perseguendo un obiettivo di rilievo costituzionale, qual è quello della stabilità del governo del Paese» è una disciplina «non proporzionata rispetto all’obiettivo perseguito» poichè «determina una compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonchè dell’uguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente». Anche per quanto riguarda l’attribuzione del premio di maggioranza al senato su scala regionale, la Consulta ha dichiarato illegittimità costituzionale della norma «che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pure in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea. Questo, «rischia di compromettere sia il funzionamento della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione repubblicana, nella quale il governo deve avere la fiducia delle due Camere, sia l’esercizio della funzione legislativa.» Insomma, questa norma «rischia di vanificare il risultato che si intende conseguire con un’adeguata stabilità della maggioranza parlamentare e del governo». Un meccanismo «proporzionale», «depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza». Questo è quanto resta in vigore, spiega la Consulta. «La normativa che rimane in vigore stabilisce un meccanismo di trasformazione dei voti in seggi che consente l’attribuzione di tutti i seggi, in relazione a circoscrizioni elettorali che rimangono immutate, sia per la Camera che per il Senato. La bocciatura da parte della Corte Costituzionale dell’attuale legge elettorale «non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto.
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