“Berlusconi ha ancora cinque processi che incombono sulle sue vicende pubbliche e private, uno più gravoso dell’altro. Le possibilità di scamparla sono inesistenti, i salvacondotti immaginati privi d’ogni consistenza. … Ma nessuno tra i “berluscones” pensa al ravvedimento. L’ipnosi ancora continua e condurrà al peggio se non sarà interrotta. Il tempo è quasi scaduto, venti giorni per decidere di sgombrare il campo dal gangster che ancora lo occupa o la rissa civile che accrescerà i guai della crisi anziché rafforzare i primi segnali di ripresa che cominciano finalmente a manifestarsi” (Eugenio Scalfari)
leggi qui l’articolo di repubblica”
Era il 6 dicembre quando staccò la spina: solo due mesi prima, il 26 ottobre, la Corte d’Appello di Milano lo aveva condannato a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici. Ancora una volta l’ossessione di difendersi dai processi e dalle inchieste, si intrecciava con il destino suo e del paese. Oggi valuta invece che gli conviene restare attaccato alla zattera di Letta per sopravvivere (politicamente), e sa pure che ogni tentativo di elezioni anticipate andrebbe a infrangersi contro il muro di un Napolitano indisponibile a sciogliere le Camere prima della definitiva cancellazione del Porcellum”
leggi qui l’articolo dell’espresso
lorenzopozzati@libero.it