Bello ciao

Squinzi dà la linea a Renzi

Relazioni sindacali. Confindustria blocca le spinte centrifughe interne bloccando la discussione con i sindacati sul nuovo modello contrattuale. Squinzi passa la palla al governo, che vuole lanciare il salario minimo per cancellare il contratto nazionale.

Il numero uno di Confindustria e il presidente del consiglio © Lapresse

Riccardo Chiari

Il Bomba ne fa un’altra delle sue? «Sarebbe pro­fon­da­mente nega­tivo se il governo inter­ve­nisse d’autoritá per scri­vere le nuove regole della con­trat­ta­zione», fa subito sapere Cesare Damiano, dopo aver letto su un quo­ti­diano che l’esecutivo di Mat­teo Renzi vuole lan­ciare il sala­rio minimo. Can­cel­lando il con­tratto nazionale.

Così facendo Renzi dà una mano all’amico e sodale Gior­gio Squinzi, che era da tempo impan­ta­nato sulla riforma del modello con­trat­tuale. Una riforma sulla quale Cgil, Cisl e Uil sono sem­pre stati pronti a discu­tere con Con­fin­du­stria. Ma solo a patto che, nel men­tre, fos­sero rin­no­vati i con­tratti di alcune cate­go­rie indu­striali. Con­tratti impor­tanti, come quelli del com­parto agroa­li­men­tare e chimico-energetico, per i quali i sin­da­cati con­fe­de­rali hanno pre­sen­tato piat­ta­forme uni­ta­rie, in set­tori dove gli indi­ca­tori eco­no­mici segnano bello sta­bile. E dove le stesse con­tro­parti dato­riali – Feder­chi­mica e, più tie­pi­da­mente, Fede­ra­li­men­tare – erano pronte alla trat­ta­tiva. Così come lo sareb­bero stati alcuni set­tori di Feder­mec­ca­nica sulle pro­po­ste della Fiom, nel rin­novo di un con­tratto che vede al tempo stesso già sul tavolo la piat­ta­forma Fim-Uilm.

Per bloc­care le spinte cen­tri­fu­ghe interne a Con­fin­du­stria, a Squinzi non resta che ricor­rere all’aiuto dell’amico Mat­teo. Così, aver con­vo­cato ieri pome­rig­gio in Asso­lom­barda i pre­si­denti delle asso­cia­zioni di cate­go­ria, Squinzi ha det­tato la linea: «Ci siamo resi conto dell’impossibilità di por­tare avanti qua­lun­que trat­ta­tiva con il sin­da­cato — ha detto al ter­mine della riu­nione il pre­si­dente di Con­fin­du­stria — non abbiamo mar­gini di mano­vra per poter pro­se­guire il col­lo­quio sui con­tratti nel modo tra­di­zio­nale. Per noi è un capi­tolo chiuso».

A seguire, sor­nione, Squinzi ha aggiunto: «In qual­che modo il governo potrebbe anche entrare, ma ci augu­riamo che non com­bi­nino danni». E ai col­le­ghi «trat­ta­ti­vi­sti»: «Ogni trat­ta­tiva ha una sua auto­no­mia, non chie­diamo nes­suna mora­to­ria». Ma è (era, ndr) già pronto «un deca­logo che faremo avere alle asso­cia­zioni inte­res­sate, di cose che si pos­sono fare e non si pos­sono fare in even­tuali trat­ta­tive che riten­gano di por­tare avanti». Gran finale media­tico pro sala­rio minimo: «Un paese con la disoc­cu­pa­zione gio­va­nile al 43%, se non inter­viene su que­sto punto non ha futuro».

La prima rea­zione con­fe­de­rale è della Uil: «Il pre­si­dente di Con­fin­du­stria non la rac­conta giu­sta – osserva Car­melo Bar­ba­gallo — ave­vamo con­cor­dato che i tavoli di cate­go­ria per il rin­novo dei con­tratti e quello inter­con­fe­de­rale per la riforma del modello con­trat­tuale avreb­bero dovuto pro­ce­dere con­tem­po­ra­nea­mente e auto­no­ma­mente: se n’è dimen­ti­cato? E cosa hanno fatto in Con­fin­du­stria da feb­braio, quando abbiamo pre­sen­tato la nostra pro­po­sta di riforma, fino a luglio? Ora si sono sve­gliati, e fanno da sponda a un pos­si­bile inter­vento del governo».

Se le regole della con­trat­ta­zione doves­sero diven­tare appan­nag­gio del governo, sarebbe una prima asso­luta nella sto­ria del paese. Per­fino la Cisl, con Anna Maria Fur­lan, avverte che la riforma del modello con­trat­tuale deve essere lasciata alle orga­niz­za­zioni delle imprese e dei lavo­ra­tori. «Piut­to­sto il governo ripri­stini la detas­sa­zione del sala­rio di produttività».

Dal Pd non è solo Damiano a inter­ve­nire: «Sono basito per la disin­vol­tura con cui il pre­si­dente di Con­fin­du­stria liquida la par­tita dei con­tratti in sca­denza – osserva Fran­ce­sco Boc­cia — e in gene­rale dei mec­ca­ni­smi che rego­lano le più ele­men­tari rela­zioni sin­da­cali». Non è sor­preso invece Nicola Fra­to­ianni: «Non ave­vamo dubbi che l’obiettivo del governo sia quello di supe­rare i con­tratti col­let­tivi, come già si è potuto intra­ve­dere dal jobs act – tira le somme il numero uno di Sel – così come non ave­vamo dubbi su quale sia il rife­ri­mento sociale e poli­tico del governo: Con­fin­du­stria. Hanno uti­liz­zato le ricette di Con­fin­du­stria per il jobs act, poi per la buona scuola e lo Sblocca Ita­lia, e con­ti­nuano a farlo. Non è un caso se oltre 200 impren­di­tori ad ago­sto com­pra­rono una pagina del Cor­riere per spie­gare che soste­ne­vano Renzi».

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/renzi-squinzi-contro-il-contratto/