È corretta la sollecitazione del Presidente Draghi per l’aumento dei salari nell’eurozona. Il problema però non è congiunturale, ma strutturale. I Trattati europei, incluso il Fiscal Compact, e la politica economica del Paese leader seguono principi mercantilisti fondati sulla svalutazione del lavoro. L’aumento dei salari auspicato da Mario Draghi richiede un radicale cambio di paradigma per la politica economica: dall’impianto liberista dominante da tre decenni, finalizzato alle esportazioni, a un impianto keynesiano orientato alla domanda interna dell’eurozona.
Richiede, quindi, standard sociali per il mercato unico. Richiede, in particolare, di cancellare le cosiddette “riforme” del mercato del lavoro raccomandate dalla Commissione Ue, a cominciare dalle “riforme Hartz” per finire con il nostro Jobs Act. Senza una politica macroeconomica espansiva, senza arginare la competizione al ribasso sul lavoro, senza ridurre la precarietà del lavoro e rianimare la capacità negoziale dei sindacati, senza un’inversione di rotta in Germania, le parole del Presidente della Bce sono astratte, inefficaci, impraticabili.
fonte: Gruppo Sinistra Italiana