Le banalità e i luoghi comuni dei detrattori dello sciopero generale

di Renzo Baricelli

Che si sappia, mai una volta che giornaloni o i giornaletti così detti indipendenti abbiano considerate giuste le ragioni dello sciopero generale dei lavoratori italiani.

Cosa dicono? Le solite e cioè: lo sciopero generale non risolve niente e chi sciopera fa solo un danno a se stesso e al Paese. Chi dice che arriva troppo tardi perché il governo ha già deciso. E chi dice il contrario, cioè che sarebbe intempestivo, proclamato troppo presto, era opportuno attendere le risposte del governo.

Poi ripetono la solita solfa e cioè: il sindacato non si interessa dei precari e dei disoccupati e difende solo interessi corporativi. Però cercano di inculcare l’idea che il sindacato dovrebbe solo stare al tavolo delle vertenze (aziendali dove ci sono licenziamenti da ingoiare).

Il sindacato non deve pretendere di trattare con il governo. Renzi infatti lo dice e ridice che lui si confronta con il parlamento e non con i sindacati.

Tutti costoro vorrebbero in sostanza che il sindacato si limitasse a chiedere qualche “antidolorifero” per le conseguenze di scelte fatte da loro, padronato, governo).

Ma come farebbe il sindacato a difendere gli interessi della generalità dei lavoratori (occupati, precari, disoccupati, giovani in cerca di lavoro, pensionati) se non affrontasse le decisioni di politica economica e sociale a livello nazionale?

Ecco le ragioni dello sciopero generale. Stanno proprio qui, nella necessità di mettere in campo tutte le forze necessarie per porre termine ai disastri delle politiche fin qui fatte e che l’attuale governo continua a seguire.

Quali sono i frutti di queste politiche? Aumento della disoccupazione, aumento della povertà assoluta e relativa, tagli alle risorse per i servizi essenziali: scuola, sanità, assistenza. E, più in generale, riduzione della partecipazione democratica, riduzione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori.

E’ diventato un trito luogo comune dire che il sindacato non ha mai agito in favore dei disoccupati o dei precari. E’ assolutamente falso!

Quanti anni di lotta per imporre e far rispettare l’imponibile di manodopera e per la riforma agraria. E quanta repressione, arresti, processi, condanne e morti ammazzati in Italia dalle pallottole della polizia agli ordini di governi e di ministri dell’interno democristiani.

Quante lotte per dare diritti alle lavoratrici a domicilio.

Quante lotte contro il sistema di appaltare e sub-appaltare lavori a una miriade di ditte all’interno di una stessa azienda.

Quante lotte per conquistare la legge sull’apprendistato nei primi anni cinquanta.

Quante lotte per imporre l’assunzione di almeno il 10 per cento di giovani nelle grandi industrie milanesi ad esempio.

Quante lotte per dare diritti ai lavoratori e lavoratrici stagionali e per superare al massimo la stagionalità ingiustificata e contro i contratti a termine.

Adesso, gli stessi che accusano il sindacato di non occuparsi dei precari e dei disoccupati, sono gli stessi che predicano la necessità della precarietà, della flessibilità e della riduzione dei diritti dei lavoratori.

In sostanza, quello che padronato e governi non vogliono è che i lavoratori organizzati nei loro sindacati abbiano un ruolo riconosciuto e attivo per concorrere a definire le scelte della politica economica e sociale. In sostanza solo subire.

Però è sotto gli occhi di tutti che questa strada conduce allo sfascio del sistema democratico, all’incancrenirsi e diffondersi della corruzione, della criminalità, del malaffare, delle tangenti della illegalità.

L’Italia ha assolutamente bisogno dei suoi lavoratori, dei suoi operai, dei suoi giovani. Ed è un grande male pretendere che siano e restino subalterni. Vuol dire spingerli alla passività e alla ostilità e l?Italia non ha bisogno di questo. Ha bisogno del loro protagonismo democratico e partecipe come dettato dalla nostra Costituzione.

Anche gli imprenditori, ovviamente, hanno un ruolo importante per lo sviluppo della società italiana, proprio quello che gli affida la Costituzione.  

Altre vie sono vie di poco respiro, sono vie cieche.

Dare addosso ai sindacati dei lavoratori usando i soliti luoghi comuni sovvertendo le verità storiche allo scopo ben meschino di indebolire l’adesione allo sciopero generale non è in definitiva un buon servizio per il futuro dell’Italia.  

Sesto San Giovanni – 11 dicembre 2014