di Renzo Baricelli Redazione – 20 giugno 2024
ATROCITÀ ITALIANE
Per il mio lavoro di responsabile del settore edile nel sindacato Fillea-Cgil a Milano, a metà degli anni ‘60 ho vissuto momenti difficili compreso alcuni tentativi di agressione da parte di personale di imprese che volevano, non certo con buone maniere, impedirmi di documentare circostanze e cause di infortuni mortali nei cantieri edili.
Però non ho mai visto tanta atrocità come quella compiuta nei giorni scorsi in una azienda agricola dove a un uomo che stava lavorando un macchinario gli ha strappato completamente un braccio e il trattore gli ha schiacciato le gambe.
E cosa gli anno fatto? Hanno caricato su un automezzo quell’uomo ancora in vita col corpo straziato e l’hanno scaricato in strada, davanti a casa.
Poi, un elicottero lo ha portato in un ospedale di Roma dove è morto a causa dell’infortunio subito sul lavoro e del mancato immediato soccorso.
La scienza e la esperienza dimostrano che i gravi infortuni sul lavoro possono e devono essere evitati. Purtroppo, ancora oggi, gli strumenti della prevenzione, un adeguato numero di adetti e una sufficiente calma con cui si dovrebbe lavorare sono considerati costi insopportabili da evitare per garantire il massimo profitto.
E ancora, purtroppo, gli organi competenti parlamentari e del governo centrale e locale trascurano di fare quanto è in loro potere e dovere per mettere in atto tutto ciò che serve per garantire la massima sicurezza e così porre fine alla strage di migliaia di persone morte sul lavoro ogni anno e delle decine di miglia di invalidi e mutilati.
Anche chi fa informazione e chi fa cultura ha la responsabilità di formare una generale consapevolezza sulla gravità del problema e sulla necessità che sia adeguatamente affrontato.
E, in questo quadro, occorre che agli addetti alla sicurezza nei luoghi di lavoro siano dati più poteri e garanzie di svolgere il loro compito in piena indipendenza e senza rischi che possano subire ritorsioni da parte delle direzioni aziendali.