Approvata la legge sull’agricoltura sociale: sono tra i primi firmatari e ho contribuito a scriverla.
di FRANCO BORDO
In Italia, il settore agroalimentare costituisce il secondo comparto economico per entità di valore aggiunto e si possono aprire spazi enormi, se il Governo, come noi di Sinistra Ecologia Libertà proponiamo, metterà in atto un vero e proprio progetto strategico rivolto all’agricoltura. Esso consiste, prima di tutto, in un piano nazionale per contrastare l’abbandono delle campagne. I punti principali del piano dovranno essere una franchigia fiscale totale per i giovani agricoltori che si insediano nelle aree demaniali in stato di abbandono, una moratoria nel consumo di suolo agricolo, obiettivo che si persegue con una legge urbanistica nazionale che fissa un tetto inderogabile e decrescente del consumo del suolo, che si consegue difendendo il reddito degli agricoltori.
Il vero salto di qualità dell’agricoltura Italiana si chiama anche agricoltura sociale.
Il termine indica, in senso ampio, tutte le esperienze e i progetti che coniugano agricoltura e azione sociale, attività che impiegano le risorse dell’agricoltura e della zootecnia per promuovere azioni terapeutiche di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione, di educazione e di servizi utili per la vita quotidiana. Gli interventi verso le fasce deboli della popolazione, come bambini, anziani, persone svantaggiate, realizzati in ambito rurale, evidenziano, infatti, qualità e ricadute superiori ad analoghi servizi in ambiente urbano, proprio per il valore aggiunto apportato dal contesto di campagna, in cui spazi e tempi risultano ancora a misura d’uomo, e quindi particolarmente adatti alle categorie fragili.
L’agricoltura può essere considerata una di quelle attività capaci di originare la spinta al progresso, non solo tecnico e tecnologico, ma anche sociale e culturale. Oggi è cambiato il modo di fare agricoltura, sta cambiando, è cambiata, la società, sono cambiati i ritmi e le esigenze economiche. Urbanizzazione spinta, globalizzazione ed esigenze di bilancio hanno impoverito e anche denaturato la nostra agricoltura, che oggi, finalmente, anche con questo provvedimento, anche con questo supporto legislativo, cerca di ritrovare una sua funzione e dimensione, non solo produttiva, ma anche culturale, educativa e paesaggistica.
Vorrei fare una citazione conclusiva del professor Saverio Senni, dell’Università degli studi della Tuscia, di Viterbo, che dice: l‘agricoltura contadina non conosceva i disabili. Tutti erano a loro modo abili, quali che fosse il loro livello culturale, le loro condizioni mentali. Le piante e gli animali non discriminano nessuno, non si voltano dall’altra parte e crescono sani chiunque li accudisca.