Si è chiusa l’inchiesta sui morti dell’ex Breda-Ansaldo.
La procura chiede il rinvio a giudizio per 12 boiardi.
Un tempo orgoglio della Milano industriale, la grande fabbrica della Breda Termomeccanica torna al centro di una vicenda che non farà certamente onore alla sua secolare storia. La procura di Milano ha appena chiuso una lunga indagine che ha per oggetto undici morti per malattie connesse all’esposizione all’amianto, contratte da dipendenti dell’impresa milanese incorporata nel 1980 nel gruppo Ansaldo, di proprietà statale e confluito poi sotto il cappello di Finmeccanica. Più di un anno di perizie, ricostruzioni, riscontri e consulenze tecniche hanno convinto il sostituto procuratore Nicola Balice, coordinato dall’aggiunto Nicola Cerrato, a chiedere il rinvio a giudizio dei manager che, negli anni, hanno assunto la responsabilità operativa dello stabilimento di viale Sarca, nel nord del territorio milanese, teatro dell’intossicazione.
Sono dodici gli ex manager di Stato consiglieri o amministratori della società o della holding che la controllava per cui la Procura chiederà il processo con l’accusa di omicidio colposo per la mancata prevenzione dai rischi delle inalazioni di amianto, molto utilizzato nelle costruzioni ferroviarie. Il nome forse più noto è quello di Fabiano Fabiani, classe 1930, con un passato ai vertici non solo di Ansaldo ma della stessa Finmeccanica, dove è entrato nel 1981 per diventarne poi amministratore delegato nel 1985. Prima di allora era stato direttore del Telegionale Rai, azienda di cui nel 2007 è diventato consigliere d’amministrazione nominato dal ministero dell’Economia.
Tra i manager coinvolti nell’inchiesta figura anche Giobatta Clavarino, classe 1927, Cavaliere del lavoro che ha iniziato la sua carriera in Ansaldo nel 1952 diventandone amministratore delegato nel 1981 dopo incarichi in molte società del gruppo, di cui è stato un dirigente simbolo dell’epoca statale. E poi Giovanni Gambardella, 78 anni, tarantino, già amministratore delegato sia dell’Ansaldo che dell’Ilva.
Se il gip dovesse accogliere le richieste di rinvio a giudizio, già nel prossimo giugno potrebbe dunque celebrarsi un vero e proprio processo a una stagione industriale fatta di scarsa prevenzione per i danni delle polveri di amianto, e che non si faticherà ad associare al caso Eternit di Casale Monferrato. Dei dodici indagati, nessuno dei quali ha chiesto di essere interrogato, il più giovane ha 75 anni e il più anziano 88 e potrebbero essere dunque chiamati a ricordare una stagione molto lontano….per continuare a leggere cliccare: http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/05/news/amianto-a-milano-a-processo-i-boiardi-di-stato-1.140059