mio commento: tutto ciò succede in funzione della chiusura di innumerevoli aziende a causa di fallimento non voluto o pilotato, oppure di trasferimento produttivo in altro paese.
Il tutto in modo quasi accomodante da parte di chi dovrebbe controllare questi fenomeni antieconomici.
Ritengo sia il caso di evidenziare che nel nostro paese esiste una legge sul lavoro che in questi ultimi tre lustri penalizza oltremodo i lavoratori e dona l’opportunità agli imprenditori di fare scelte praticamente senza vincoli.
Scelte che portano inevitabilmente alla diminuzione dell’offerta di posti di lavoro, al conseguente aumento della domanda per arrivare all’ampliamento fisiologico dei disoccupati.
Di contro, ciò provoca la riduzione dei salari e la precarietà, tra l’altro certificata ampiamente dalla suddetta legge.
La conseguenza, sotto gli occhi di tutti, è la recessione che colpisce in primis e naturalmente le famiglie meno abbienti aggiungendo povertà a chi è già umile di per se.
E’ urgente un’inversione di tendenza che torni a dare la speranza e la dignità negate ai cittadini del nostro paese, da questa che è una gravissima mancanza di rispetto verso lo Stato Sociale di Diritto sancito dalla Costituzione. Mario Piromallo
Lavoro: quasi 7 milioni a casa, ma vorrebbero lavorare. Nove mesi fa erano un milione in meno –
Secondo i dati Istat sul primo trimestre del 2014, ai 3,487 milioni di disoccupati si possono sommare 3,381 milioni di inattivi. A pesare è lo scoraggiamento
ROMA – Sono quasi 7 milioni le persone che vorrebbero lavorare ma non trovano. Stando ai dati Istat sul primo trimestre, ai 3,487 milioni di disoccupati si possono sommare 3,381 milioni di inattivi che desidererebbero lavorare, ma non cercano attivamente o non sono subito disponibili, per un totale di 6,87 milioni. Nove mesi fa erano ‘solo’ 6 milioni.
Tutte persone, quindi, che si ritrovano a casa, a spasso, anche se preferirebbero lavorare. Si tratta di un ‘esercito’ sempre più esteso, cresciuto solo nell’ultimo anno, tra i primi tre mesi del 2013 e lo stesso periodo del 2014, di ben 440 mila unità (+6,9%), alimentato sia dai disoccupati, coloro che effettivamente sono a caccia di un impiego, sia da quegli inattivi che si sono chiamati fuori dal mercato del lavoro pur mantenendo intatto il desiderio di un impiego. Un fenomeno su cui pesa lo scoraggiamento.
Il vero boom si è registrato dalla fine del secondo trimestre del 2013, quando ai 3,07 milioni di disoccupati si sommavano 2,99 milioni di persone che non cercavano, ma erano disponibili a lavorare, oppure cercavano un occupazione, ma non erano subito disponibili, per un totale di 6,06 milioni di persone, circa 800.000 in meno rispetto alla fine del primo trimestre 2014.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/economia/2014/06/08/news/lavoro_quasi_7_milioni_a_casa_ma_vorrebbero_lavorare-88380155/?ref=HREC1-3