non c’è solo la tegola della legge elettorale (di cui la consulta si occuperà il 24 gennaio), a pendere sopra il capo dell’appena in sediato governo Gentiloni: una bomba sociale a orologeria sarebbe prossima a esplodere causando più di una fibrillazione. Ai piani alti di Alitalia-Ethiad, infatti, circolano con insistenza crescente le date del 13 e 14 gennaio per presentare il piano industriale che conterrebbe qualcosa come duemila esuberi.
Licenziamenti che arriverebbero subito dopo la pronuncia della Consulta sull’ammissibilità del referendum Cgil sul Jobs act (udienza l’11 gennaio); e anche subito dopo l’abolizione della cassa integrazione, approvata in extremis nell’ultima legge di stabilità di Renzi, in favore del nuovo sistema di sostegno alla disoccupazione (Naspi) ritenuto da molti meno vantaggioso per i lavoratori.
Ecco perché la parola d’ordine a Palazzo Chigi è quella di riallacciare i rapporti con i sindacati maggiori, uniche possibili sponde di contenimento: nessuno s’è scordato i giorni drammatici di dieci anni fa, quando la crisi irreversibile di Alitalia rischiò di far cadere il governo Prodi.