Al cinema: la di là delle montagne, al di là della Cina

di Mauro Caron
In una città mineraria nell’immensa provincia cinese, alle soglie del nuovo millennio (siamo alla fine del 1999), Tao è corteggiata da due uomini, il minatore Liangzi e l’intraprendente Zhang. Tao alla fine sceglie Zhang, talmente ricco da comprarsi le miniere. Liangzi abbandona la città, mentre Tao ha un figlio che Zhang chiama Dollar, come la valuta statunitense.

Nel 2014 Liangzi torna a morire nella sua città natale, ammalato di tumore dopo una vita nelle miniere. Zhang ha divorziato da Tao, si è arricchito, vive con un’altra donna lontano dalla sua città natale. Dollar raggiunge Tao in occasione della morte del nonno, padre di quest’ultima. Dopo le prime incomprensioni si riavvicineranno grazie ad una canzone e a un piatto di ravioli, che per Tao sono legati al ricordo di Zhang e di Liangzi.

Nel 2025 Zhang vive in Australia, in un esilio forzato. Dollar non parla più cinese, non riesce a comunicare con un padre cui peraltro non ha nulla da dire, nega di avere mai avuto una madre, ma poi cerca una figura materna in una relazione con un’insegnante più anziana di lui. Una canzone, un piatto resuscitano in lui confusi fantasmi del passato. 

Tao, sola, danza sotto la neve una canzone della sua giovinezza.

A volte (non sempre, forse di rado) la poetica di un film traspare dalla sua fabula. E’ il caso di Al di là delle montagne, con cui Jia Zhangke impagina un melodramma raffreddato ed elegiaco, in cui i personaggi si rendono conto che bisogna soffrire per essere consapevoli di amare, e che si può fare solo una parte del cammino con chi ci sta accanto, prima che le rispettive strade si allontanino per sempre.

Massime esistenziali che forse possono applicarsi anche al rapporto dell’autore con la Cina, raccontata nel film in un’epoca di trapasso che la allontana sempre più dai valori tradizionali (ai quali sono più vicini Liangzi, che pure muore a causa delle forme rudimentali di un sistema comunque orientato alla produzione e al profitto) e da Tao (che vivrà una vita di sostanziale solitudine) verso quelli dell’economia di mercato, incarnati dal personaggio di Zhang, pur perdente, e simboleggiati dal nome Dollar, ben presto desueto.

Jia Zhangke ha il pregio di saper raccontare le storie dei fallimenti e delle disillusione dei suoi personaggi attraverso un’abile triangolazione spaziale, temporale e formale.

Paradossalmente, il formato della proiezione (un mutamento durante il film che sarebbe stato impensabile nell’epoca della pellicola) si ingrandisce man mano che la storia si allontana nel tempo e nello spazio, e lo schermo si espande in maniera inversamente proporzionale al richiudersi delle illusioni e delle speranze dei suoi protagonisti.

Si parte con il  quasi quadrato dei 4:3 nel passato, l’epoca della giovinezza vissuta nel paese natale (il paese d’origine del regista che vi ha ambientato gran parte dei suoi film), quando ancora tutto sembra possibile e le scelte ancora aperte, per allargarsi al panoramico nel presente del 2014, quando alcuni dei personaggi si sono allontanati nello spazio e quando le speranze dei protagonisti si sono già dimostrate fallaci, per espandersi ulteriormente in un formato cinemascope nel futuro del 2025, in gran parte ambientato in un altro continente, in cui i personaggi superstiti devono fare i conti con un palese fallimento, o con la perdita di radici, di memoria e d’identità delle nuove generazioni.

L’imperativo Go West cantato dai Pet Shop Boys si è rivelato ironicamente ingannevole, e il dollaro non è più il simbolo di un futuro, almeno economicamente, di benessere e sicurezza.

Non resta che sognare una madre assente, o cercare in un sapore o in una vecchia canzone la speranza rimasta indietro nel passato, mentre il buio e la neve nascondono un paesaggio che non è più quello che si era desiderato.

Come on, come on, come on, come on – (Together) We will go our way – (Together) We will leave someday – (Together) Your hand in my hand – (Together) We will make our plans
(Together) We will fly so high – (Together) Tell all our friends good-bye – (Together) We will start life new – (Together) This is what we’ll do…