Ad un mese dallo Tsunami elettorale

Il risultato scaturito dalle urne italiane si è conquistato rapidamente l’attenzione dei cinque continenti. A caldo, si disse che non c’erano vincitori ma  il tempo ha poi spiegato che c’è un perdente: lo schieramento che si era presentato convinto di avere la vittoria in tasca cioè il centro-sinistra. E la disperata generosità con cui  Bersani ha inutilmente inseguito l’accordo con Grillo ne è stato l’epilogo.

Il centro-destra ha saputo ripartire da quella non-vittoria forte delle sue tradizionali armi di battaglia: la compattezza attorno al Capo e le promesse anti-fiscali. La parola d’ordine del governo di larghe intese, per quanto strumentale, assume sempre più rilievo e nei fatti pare andare a nozze con la strenua volontà di Napolitano di evitare sia un governo di minoranza che il ricorso immediato alle urne.

Il Movimento 5 stelle, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, ha saputo unire tutto il voto “contro” ed il potenziale ulteriore recupero nell’area dell’astensione, che non dimentichiamo resta il primo partito, ne fa l’oggettivo favorito nell’ipotesi dell’ovviamente da loro caldeggiato ritorno alle urne. E non potranno certo essere i dissidenti ad impressionare il Capo: come ha dimostrato Favia alle elezioni politiche e la lista X Sesto alle elezioni comunali i grillini senza Grillo non hanno alcuna possibilità di sopravvivenza.

Dal voto in poi nel gergo dei media e di conseguenza anche dell’opinione pubblica i termini pd e pdl hanno totalmente sostituito i termini centro-sinistra e centro-destra. Una semplificazione che non considera come Sel a sinistra e Lega Nord a destra intendano mettere a frutto il miracolo che li ha visti sopravvivere, unici nel panorama italiano, allo Tsunami.

Sel con l’elezione di Laura Boldrini a presidente della Camera ha posto una forte ipoteca sulle future primarie di coalizione, e con la richiesta, non condivisa dal PD, di avviare immediatamente i lavori del parlamento mostra una pragmaticità che ben si coniuga con la necessità di fare fronte al dramma economico e sociale che vive il paese.

La lega con i suoi tre governatori del nord pare rendere concreto il sogno del ridotto padano da cui ripartire con la minaccia secessionista, vera spada di Damocle in bilico sulla testa del PDL.

Si prospetta un ritorno alle urne da cui però difficilmente uscirà una risposta definitiva al bisogno di governo: si naviga a vista!

Angelo Gerosa