Un accordo sindacale siglato dall’Acea, l’ex municipalizzata romana dell’acqua e dell’energia, riapre la polemica sul Jobs act. Complice la campagna elettorale, l’intesa sottoscritta ieri da Acea e dai sindacati di settore di Cgil, Cisl e Uil diventa un caso, poiché in un punto (il 22esimo su 40) prevede che nei confronti del personale in servizio col contratto a tutele crescenti o che verrà assunto «saranno garantite le tutele previste dall’articolo 18 della legge 300 del 1970, come modificato dalla legge 92 del 2012» cioè la riforma Fornero. La Cgil con Susanna Camusso esulta per l’accordo che «abolisce le norme del Jobs act». Applausi anche da Liberi e uguali mentre Confindustria va su tutte le furie. Il vicepresidente Maurizio Stirpe definisce il testo «proditorio» e vede «una ingerenza indebita della politica», essendo il comune guidato dalla sindaca Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 Stelle il quale ha nel programma il ritorno all’articolo 18. Confindustria non esclude di deferire l’azienda ai probiviri. Intanto Unindustria Lazio ha chiesto un incontro all’ad, Stefano Donnarumma, per chiarimenti. Acea è un contribuente importante, versando al sistema Confindustria circa 100 mila euro l’anno.
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