Il mondo delle imprese multinazionali è in fermento. Soprattutto nel settore agricolo, una delle grandi voci dell’economia attuale e soprattutto del futuro. Il colosso tedesco della farmaceutica e non solo, Bayer, ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto su Monsanto, leader mondiale delle sementi transgeniche e della chimica per l’agricoltura.
Bayer, nata a Barmen nel 1863, è diventata famosa per il brevetto dell’aspirina, seguito da quello dell’eroina, commercializzata per curare patologie respiratorie e la dipendenza dalla morfina. Dai farmaci agli insetticidi, negli ultimi anni l’azienda è approdata nel settore dei consumi agricoli. Soprattutto con l’acquisto di Aventis CropScience, specializzata nell’ingegneria genetica, e ora con la fusione con Monsanto.
Nata nel 1901 a Saint Louis come fornitrice della Coca Cola, dagli anni ’20 Monsanto si occupa di chimica. Negli anni ’60 fu una delle aziende che rifornivano l’esercito degli Stati Uniti di “agente arancio”, il potente defoliante contenente diossina che veniva irrorato dagli aerei sulle foreste vietnamite per stanare i vietcong. Lo stesso utilizzato in Sudamerica per distruggere le piantagioni di coca. Un prodotto altamente cancerogeno, oggi al centro di cause giudiziarie e risarcimenti milionari. Negli ultimi trent’anni Monsanto si è specializzata nella produzione di sementi transgeniche, soprattutto soia, detenendo quasi un monopolio nelle principali zone di coltivazione dell’intero continente americano. Sementi OGM che vengono vendute in abbinamento con un diserbante inventato dalla stessa Monsanto, il glifosato, al centro di una disputa scientifica circa la sua pericolosità per la salute umana.
Il modello agricolo determinato dalle colture OGM, che comporta il passaggio della proprietà intellettuale sulla coltivazione dall’agricoltore alla multinazionale, la concentrazione terriera in poche mani, l’abbattimento di ogni tipo di biodiversità agricola e la perdita di impiego rurale, sta ora determinando anche un piccolo terremoto nel mondo delle imprese. Le già poche multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo nell’agricoltura globale si stanno ulteriormente accorpando. Di recente Dow Chemical Company e DuPont hanno annunciato una fusione da decine di miliardi di dollari, così come China National Chemical Corporation e la svizzera Syngenta. Ora con la fusione da 62 miliardi di dollari tra Bayer e Monsanto, che dovrà essere validata dall’antitrust statunitense, il cerchio si chiude. E sul mercato planetario delle sementi e della chimica per l’agricoltura i soggetti che contano non saranno più di quattro.
C’è chi legge la mossa di Bayer come propedeutica alla firma dell’accordo TTIP tra Stati Uniti e Unione Europea. Accordo che potrebbe aprire la porta agli OGM made in USA in Europa e determinare, di conseguenza, la fine del divieto alle coltivazioni transgeniche nel vecchio continente. Con questo acquisto, il più grande mai fatto da un’azienda tedesca, Bayer passerà ad avere oltre il 40% del suo fatturato proveniente dall’agricoltura. Un’evidente testimonianza dell’interesse per il settore dell’alimentazione, sempre più strategico. Un settore cui spetterà il compito di sfamare 9 miliardi di esseri umani: responsabilità che il mercato globale sta consegnando a quattro gruppi multinazionali i cui obiettivi, strategie e priorità non coincidono con la sicurezza alimentare ma, legittimamente, sono programmati solo per produrre utili.
La FAO da anni denuncia come altamente pericolosa la combinazione tra cambiamento climatico, perdita di biodiversità, speculazione finanziaria sul cibo e sottrazione delle terre agricole. Fattori che insieme pongono una seria ipoteca sulla possibilità di coprire il fabbisogno di cibo per tutti in un futuro prossimo. Sono temi che però non scaldano i governanti, i quali ascoltano sempre di meno gli agricoltori e sempre di più le lobby dei colossi del settore.
Sempre meno varietà coltivate, sempre meno imprese a gestire e a guadagnare, sempre più chimica sulla terra, sempre meno politica a programmare. Sono le premesse per una tempesta perfetta non troppo lontana nel tempo. E c’è chi si sta già preparando per guadagnarci.
fonte: Alfredo Somoza per Esteri, Radio Popolare