95 anni orsono

di Angelo Gerosa. 15 aprile 1920, ore 15, periferia di Boston, una rapina alle buste paga di una azienda di scarpe termina con il ferimento mortale del cassiere e della guardia giurata e diventa il pretesto per la vicenda giudiziaria più contestata del secolo scorso.

L’indagine si muove con precisione costruendo una colossale montatura: false testimonianze, corruzione degli avvocati difensori, intimidazione dei teste, prove distorte, partigianeria della corte.

Dopo la condanna l’intero sistema giudiziario fa quadrato per respingere ogni ricorso e neppure la clamorosa confessione del vero colpevole, il pregiudicato “comune” portoghese Celestino Maduro, viene presa in considerazione.  

L’assassinio di stato viene consumato sette anni e quattro mesi dopo la rapina, con ingiustificati sottodosaggi della tensione inviata alla sedia elettrica che provocano minuti di crudele ed inutile sofferenza ad ambedue le vittime.

Liturgia vorrebbe che il racconto terminasse con l’affermazione che il ciabattino Nicola Sacco ed il pescivendolo Bartolomeo Vanzetti non si meritavano una tale persecuzione.

E’ vero? Sotto l’aspetto umano e giudiziario sicuramente si. Sotto l’aspetto politico la vicenda è più complessa.

Nel corso del processo l’accusa si sofferma a lungo sulle due pistole e sui volantini delle conferenze antimilitariste di Vanzetti trovati al momento dell’arresto e rinfaccia la condotta antiamericana ed eversiva sostenuta negli anni della prima guerra mondiale. Cerca una abiura politica ma ottiene una orgogliosa rivendicazione dell’antimilitarismo militante.

Emerge una vicenda politica sorprendente. Mentre il mondo è piegato dalla guerra, la comunità italoamericana acclama il sostegno alla madrepatria, la sinistra libertaria riscopre la tradizione garibaldina della lotta agli imperi, Sacco e Vanzetti contribuiscono ad organizzare azioni antimilitariste di grande significato.

Nel 1917, con tutti gli anti interventisti e futuri leader politici sotto le armi (Nenni, Pertini e Togliatti solo per citare i padri della nostra Repubblica) l’allora venticinquenne Sacco, al pari di altri renitenti e disertori statunitensi, si rifugia in Messico, grazie all’efficiente rete clandestina creata da alcuni dirigenti anarchici tra cui l’allora trentanovenne Vanzetti. Un’organizzazione che non trova eguali neppure in Europea dove la sinistra è più radicata ed il sistema poliziesco meno efficiente.

Il potere si comportò come se Sacco e Vanzetti fossero un virus capace di “uccidere nella culla” la gigantesca futura supremazia statunitense.

Superato, proprio con quel primo conflitto mondiale, il loro storico isolazionismo, gli USA saranno protagonisti di altri conflitti bellicii e nessun oppositore riuscirà più ad organizzare espatri clandestini di renitenti e disertori.