27 ottobre 1962 – La misteriosa morte di Enrico Mattei
Il 27 ottobre 1962 il bireattore privato Morane Saulnier MS.760 Paris su cui sta su tornando da Catania a Milano il presidente dell’ENI, l’ente petrolifero italiano, Enrico Mattei si schianta nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre durante un temporale si stava avvicinando all’aeroporto di Linate. Perdono la vita tutti gli occupanti: Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense William McHale. Scompare, così l’ex comandante partigiano che ha tentato di costruire una politica energetica italiana non subalterna agli interessi delle grandi compagnie petrolifere. Secondo alcuni testimoni, tra cui c’è il contadino Mario Ronchi che più avanti ritratterà la testimonianza, l’aereo sarebbe esploso in volo. Nonostante i dubbi la pratica viene archiviata come “incidente”. Per molto tempo però aleggia il mistero sulle dinamiche di quel bireattore che il 27 ottobre 1962 precipita in fiamme portando con sé Mattei. Non tutto quadra nella descrizione dell’evento come “incidente” e il sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calia giungerà anni dopo vicinissimo alla soluzione del caso. Il problema è che l’ipotesi dell’attentato, pur da lui formulata, non riesce a essere compiutamente provata. Scrive il magistrato che «L’esecuzione dell’attentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dell’ente petrolifero di Stato», ma non si sposta da lì. La sua indagine non chiarisce chi avrebbe compiuto il sabotaggio dell’aereo e soprattutto sulla base di quali ordini e dati da chi. Calia fa un gran lavoro d’investigazione ma non riesce a costruire compiutamente il suo castello accusatori salvo intuire le responsabilità di uomini dell’Eni e degli organi di sicurezza dello Stato sia nell’attentato che nei depistagli e manipolazioni varie che impediscono di arrivare alla verità.