di Mauro Caron
Il 2017, checché se ne dica, non è stata una cattiva annata dal punto di vista del cinema d’autore.
La prima parte della stagione è stata dominata da La La Land, un film di quelli che, come si diceva una volta, ha messo d’accordo critica e pubblico, oltre ad avere incantato per la sua grazia e scioccato per il suo finale.
Il cinema americano, forse per rimediare alle “dimenticanze” dell’anno precedente, ha portato agli Oscar una bella manciata di titoli sulla questione razziale.
La fantascienza non fumettistica ha prodotto diverse opere più dense come Arrival, Ghost in the Shell e l’attesissimo sequel di Blade Runner.
Il cinema italiano a mio parere si è fatto valere con una serie di novità effettive: diversi titoli hanno giocato a volte spericolatamente sulla commistioni di generi, altri hanno cercato storie, volti e ambientazioni al di fuori dei soliti salotti borghesi.
Il cinema inglese è quello più incline ai film in costume, ma con qualche titolo ha percorso nuove strade (vedi ad esempio Dunkirk o Lady Macbeth); mentre il cinema francese è forse quello più impegnato su temi sociali (vedi ad es. 120 battiti al minuto o A casa nostra).
Una buona annata anche per il cinema mediorientale, di cui si sono visti film molto belli come il libanese L’insulto e l’iraniano Il cliente o comunque interessanti come l’israeliano Appuntamento con la sposa o il palestinese Libere, disobbedienti, innamorate, modi insoliti di affrontare la questione femminile.
Tra i titoli da citare anche Jackie, con cui il cileno Larrain si confronta senza compromessi con la storia e il mito americani, e lo scandinavo The Square, un film che sprizza intelligenza e che fa sorridere molto amaro.
Ma se volete un bilancio articolato e ragionato, vi rimando alle pagine di Into the Wonderland, dove trovate la “classifica” dei migliori, quella dei peggiori, e quella delle attrici e degli attori del 2017…
Tutto ovviamente soggettivo e discutibile… ma questo è il bello!