La corrente oceanica anomala è tornata dopo 5 anni di pausa. Ci saranno effetti su scala globale: piogge violente e alluvioni in Cile, Perù, Bolivia; lunghe siccità in Australia e in Indonesia
di ANTONIO CIANCIULLO
Preoccupato anche Eric Guilyardi, dell’università di Reading, in Gran Bretagna, che, in un’intervista su Le Monde afferma di non aver visto precedenti dal 1987 di un’evoluzione così precoce del fenomeno, anche se aggiunge che è prematuro prevederne l’intensità. In realtà nessuno può dire esattamente perché si forma questo fenomeno e quando tornerà a manifestarsi, anche se l’intervallo statistico è tra i 4 e i 7 anni. Solo a partire dagli anni Sessanta i climatologi hanno cominciato a comprenderne la dimensione globale, cioè il nesso tra le alluvioni che colpivano il Sud America e i roghi che contemporaneamente devastavano l’Asia.
In genere sotto l’effetto del Niño la temperatura delle acque cresce di un paio di gradi. Ma nel 1998, quando questa corrente anomala uccise migliaia di persone, si arrivò a temperature più alte mettendo in gioco una quantità di energia che produce conseguenze devastanti in un’area estremamente vasta: si va dai tornado che possono colpire i Caraibi e la Florida alla siccità che sconvolge l’Indocina e l’Australia.
Certo ci sono aree che riceveranno benefici. “Il mare è pieno di meraviglie e la terra lo è ancora di più”, scrive il fisico Antonio Navarra nel libro El Niño, ricostruendo il racconto di un viaggiatore europeo che si trovava in una regione arida del Perù nel 1891. “Prima di tutto il deserto diventa un giardino. Il suolo si inzuppa sotto gli scrosci di pioggia e in poche settimane tutta la campagna si ricopre di erba da pascolo. Il bestiame raddoppia di numero e il cotone cresce rigoglioso in luoghi dove in altri anni ogni tipo di vegetazione sarebbe stato impensabile”.
E’ probabile che anche quest’anno el Niño tornerà a riempire le reti dei pescatori del Cile e del Perù perché la corrente anomala provoca l’afflusso di acque ricche di plancton. Ma a un prezzo un po’ caro in termini di alluvioni e inondazioni e probabilmente con effetti anche globali. “Il 2015 è iniziato con anomalie particolarmente elevate tanto che i primi tre mesi dell’anno sono i più caldi della serie”, scrive Riccardo Reitano in un post su climalteranti.it. “Se confrontiamo l’andamento delle anomalie medie nel corso dell’anno solare, cioè la media da inizio d’anno al mese considerato, notiamo che l’anno in corso è il più caldo rispetto ai quattro precedenti anni record”.