Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la furia fascista: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.
Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa.
Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.
L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio.
I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.
In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo ma, nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo.
Livorno è uno dei centri dello scontro. Il 1 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, ma i quartieri popolari resistono.
Molti furono gli assassinati. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra cui Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi.
Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, al comando di Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo e sindacalista dell’USI per il settore edile, passa all’offensiva ed ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti.
Ma le forze sono impari. Nella sparatoria muore Filippo Filippetti e con lui la speranza di cacciare dalla città i criminali fascisti.
(tratto dal comunicato della Federazione Anarchica Livornese).