Lezioni dalla Grecia.

NOSTRO SERVIZIO. Lo slogan “oggi in Grecia domani in Italia” a me pare troppo semplicistico.

La realtà è ben più complessa e merita riflessioni approfondite.

Prima di ogni considerazione occorre partire dai fatti. Tsipras ha centrato la propria azione sulla volontà di affrontare la crisi, e non in modo velleitario ma ponendosi apertamente l’obiettivo di governare.

Una scelta netta che ha portato a rinunciare allo “zoccolo duro” dell’elettorato di sinistra più ortodosso (quel 5% circa che ha confermato il voto al Partito Comunista KKE) ed a intercettare il consenso degli elettori delusi dal vecchio governo, senza distinzione di parte politica.

Un’impostazione resa ancora più evidente in tema di alleanze in cui al tradizionale criterio destra/sinistra si è preferito il criterio liberisti/antiliberisti.

ANEL è un partito nazionalista di destra, con posizioni quasi scioviniste in tema di politica estera, minoranze greche d‘oltre confine e accoglienza dei migranti. Ma è il partito che più condivide il programma di politica economica di Syriza.

Numericamente sia i parlamentari socialisti che i parlamentari comunisti erano sufficienti per formare una maggioranza, ma Tsipras non ha voluto compromettere la lotta all’austerità con il moderatismo del Pasok o con l’intransigenza del KKE.

Un modo nuovo di praticare la politica che si è manifestato anche nella determinazione con cui si sono infranti riti, consuetudini e privilegi e nella rapidità con cui, in poche ore, si è arrivati a formare il governo, riunire l’esecutivo e decidere  di innalzare il salario minimo.

Un non perdere tempo in riunioni e balletti politici che risponde alla domanda di pragmatismo espressa dai ceti più colpiti dalla crisi.

In Italia chi pensa ed agisce in questo modo?

L’alleanza con la destra nazionalista è stata salutata con entusiasmo da Podemos in Spagna e con perplessità in Italia, patria della “sinistra politicamente corretta” dove la lotta alla diseguaglianza sociale è la priorità. Ma anche le unioni civili. Ma anche il no agli OGM. Ma anche la depenalizzazione delle droghe. Ma anche la chiusura dei CPT. Ma anche l’energia pulita e tanti altri punti programmatici. Un mosaico di priorità al cui confronto le parole d’ordine di Grillo e Salvini paiono l’essenza della concretezza.

E le differenze non finiscono qui: il Pasok si è suicidato appoggiando il governo guidato da Nuova Democrazia. Il PD si è svincolato dall’alleanza di governo con Forza Italia e presiede l’esecutivo con il proprio leader.

Questo non significa che non si debbano trarre lezioni dalla vicenda greca.

A tale proposito ho trovato molto interessante l’intervista rilasciata da Massimo Cacciari: “Alla convention di Milano di Sel Human Factor ci sono stato e il clima non è stato affatto brutto. Capiscono i limiti dell’azione svolta finora. Un clima ragionante e non da sinistra alternativa o da grillismi vari. La prospettiva di un nuovo partito della sinistra alleato a quello di Renzi per formare così un vero Centrosinistra è interessante, una prospettiva seria per questo stramaledetto Paese. Farebbe comodo anche al premier, che non è così contento di doversi alleare con Berlusconi. Quanto alla forza elettorale, dipende dalla strategia e dalla capacità di essere un’alternativa seria rispetto all’asse del Nazareno. La Siriza italiana può arrivare intorno al 15%”.   

Angelo Gerosa